Ha compiuto novanta anni Roberto Murolo, autore ed interprete di una delle più belle canzoni napoletane, "Luna rossa" e come miglior regalo ha ricevuto la nomina di cavaliere di gran croce della repubblica italiana.
Nato in quel 1912 che vide l'affermazione sulle scene italiane di "O Giovannino o la morte", capolavoro, insieme a "Signorine" di suo padre Ernesto, Roberto Murolo ha subito per decenni l'ostracismo della RAI. Sembra che negli anni del monopolio si addebitasse al cantante napoletano il fatto di avere gusti sessuali non propriamente in linea con la morale (allora) corrente. Non ci fu nessuna decisione scritta, ma non per questo il risultato fu diverso.
La stessa cosa accadde ad Umberto Bindi, sulla cresta dell'onda nei primi anni sessanta come autore ed interprete e repentinamente gettato nel dimenticatoio a causa delle sue tendenze sessuali e ad un altro grande cantante, Luciano Tajoli, che aveva il difetto di essere claudicante solo pochi anni prima che le leggi e soprattutto il comune sentire sancissero il diritto dei portatori di handicap ad avere una vita normale.
Non si può affermare che Murolo sia grande come il padre né come autore né come interprete (Ernesto fu irraggiungibile in tutti i campi, anche nel palmarés delle conquiste amorose) ma senza dubbio in una storia della canzone napoletana del novecento pochi nomi possono stare al suo livello. Napoli per decenni, fino agli sconvolgimenti musicali degli anni sessanta, ha rappresentato nel mondo l'Italia intera in campo canoro e Murolo per anni ne è stato osannato ambasciatore.
Non si può sapere quali altre canzoni di successo avrebbe composto se non fosse improvvisamente scomparso dalle programmazioni radiofoniche e televisive; "Luna rossa" ci commuove ancora e le disavventure di Roberto Murolo resteranno a lungo a dimostrazione di quanto la grettezza e l'imbecillità umana (nel caso specifico di certi "funzionari") possano arrecare danni incalcolabili.