torna a "LaFolla.it" torna alla home page dell'archivio contattaci
cerca nell'archivio




ricerca avanzata


Google



contattaci

ingrandisci o rimpicciolisci il carattere del testo

attualità
esami di stato, stato degli esami
di Carla Santini

Nel disinteresse generale e senza alcuna riflessione nelle sedi proprie (forse il decreto sta arrivando nelle scuole mentre scriviamo) gli esami di stato saranno celebrati all'interno di ogni classe delle scuole superiori, pubbliche e paritarie, con la "supervisione" del solo presidente esterno. La stessa procedura seguita nelle scuole medie.
Non risulta che qualcuno, se non per pubblicazioni destinate ad una cerchia di lettori molto ristretta, si sia mai preoccupato di verificare la validità della formula, tanto la stragrande maggioranza dei licenziati dalla media sarebbe andata ad occupare i banchi di un istituto superiore ed il "redde rationem" sul valore del primo titolo di studio è stato evitato ed il benvenuto innalzamento dell'obbligo scolastico lo ha di fatto cancellato.
Sul valore del secondo titolo di studio non c'è stato che uno sterile dibattito e una progressiva delegittimazione "ope legis". Troppe poche voci hanno sollevato l'esigenza di interrogarsi sulla funzione della scuola pubblica, troppi interessi e ambigue posizioni di comodo hanno accuratamente evitato una seria chiarificazione, mentre in nome del pluralismo si è lasciato che il tutto diventasse un condiviso tabù.
Le gravissime carenze della scuola pubblica non sono state sanate con i provvedimenti finora presi, che sanno più di alchimia che di scienza (leggi autonomia). Le scuole paritarie continuano ad essere sopravvalutate per la loro capacità taumaturgica di metabolizzare problemi, di sintetizzare percorsi pluriennali per la gioia di ragazzi e famiglie.
Senza voler toccare l'altro grande problema rappresentato dai docenti, per il quale fiumi di inchiostro potrebbero inondare l'intera pianura padana e che rinviamo ad altra sede, appare evidente che il nodo che dovrà essere sciolto, meglio prima che dopo, è il significato del titolo di studio (difficile conciliare la delega alle regioni in materia di istruzione o la definizione dei curricula a livello di istituto con standard comuni, accettabili dall'Alpe al Lilibeo).
La questione si situa, a nostro parere, nello scenario dell'Unione Europea, al cui interno è al lavoro una commissione di esperti per i saperi minimi; non è più procrastinabile una riforma che nell'auspicato rispetto della peculiarità della tradizione italiana consenta una formazione completa delle giovani generazioni in una dimensione sovranazionale.

Commenta Manda quest'articolo ad un amico Versione
stampabile
Torna a LaFolla.it