Se non si trovasse a 1500 chilometri da Bruxelles, il paese polacco di Siemiatycze, vicinissimo alla frontiera con la Bielorussia, potrebbe sembrare un sobborgo della capitale belga.
Ogni settimana due autobus partono dal paese e, dopo ventidue ore di viaggio, raggiungono la capitale belga, dove lavorano quasi tutti gli abitanti di Siemiatycze, molti regolari, altri in nero. Gli uomini fanno per lo più gli operai, le donne le colf, le cameriere di bar, le baby sitter.
Grazie a questo legame con il Belgio, in paese non c'è disoccupazione, in un periodo in cui un polacco su quattro è senza lavoro. La chiusura di una fabbrica delle vicinanze, con quattrocento licenziati, non ha prodotto grandi drammi; i paesani si sono imbarcati sul bus e hanno raggiunto amici e parenti a Bruxelles.
I primi a scoprire la capitale belga furono, in anni ormai lontani, alcuni dissidenti anticomunisti, poi il passaparola ha fatto il resto.
A Siemiatycze rientrano definitivamente solo gli anziani che, come tutti gli emigranti del mondo, si preoccupano di costruirsi con i risparmi una casa decorosa; gli altri fanno avanti e dietro, portando in Polonia prodotti belgi e in Belgio cibo polacco e spesso facendo echeggiare per le strade del villaggio discorsi in un misto di francese e di polacco.