Attualmente non meno di quattro milioni di ecuadoriani hanno abbandonato il loro Paese. La cifra di un miliardo e 200 milioni di dollari, diffusa dalla banca centrale dell'Ecuador come stima delle rimesse annuali dagli Stati Uniti è molto al di sotto della realtà.
Secondo la ERE, associazione degli ecuadoriani all'estero, centinaia di migliaia di ecuadoriani hanno un impiego fisso negli Stati Uniti, con rimesse che raggiungono annualmente il miliardo e 800 milioni di dollari.
Oltre al fatto che non ci sono dati certi per quanto riguarda l'emigrazione in Canada e in Europa, va considerato che molti lavoratori preferiscono non utilizzare le banche, ma affidano i propri risparmi al primo di loro che, per qualsiasi ragione, rientra in patria, per risparmiare sulle commissioni bancarie.
Una battaglia che ha impegnato la ERE per molti anni è stata quella per la doppia nazionalità. Dopo tanto discutere il Governo ha approvato una legge per cui chiunque ottiene una nazionalità straniera può mantenere quella ecuadoriana, per non perdere i legami con la terra d'origine.
Adesso è in corso un'altra lotta, quella per ottenere che, come i cileni e i peruviani, gli ecuadoriani all'estero possano votare nelle sedi consolari.
Ma il problema più grosso è quello di studiare e approvare leggi severe, in grado di impedire ad organizzazioni a delinquere di fare affari sulla pelle degli emigranti. I malavitosi convincono persone semplici ad affidarsi a loro per il passaggio verso gli Stati Uniti, poi li abbandonano a metà del viaggio, dopo averli ripuliti di ogni avere.