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di Domenico Benedetti Valentini

Nel deprimente scenario della odierna politica – grigio, improduttivo, in ogni caso vacante di ogni afflato ideale – l’osservatore deve comunque rilevare ciò che, in bene o in male, “pur si muove”.

Partendo dall’Europa – la devozione alla quale viene (falsamente) assunta come discrimine tra partiti “politicamente accettati” e “forze impresentabili” – tiene banco lo squallido episodio di Ankara, laddove nell’incontro ufficiale il ras turco-islamico Erdogan e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, con facce di bronzo, hanno lasciato in piedi e senza sedia la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Senza riferimenti alla galanteria, è un simbolico affronto all’Unione Europea, rivelatore della totale perdita di prestigio della nostra Comunità: la dice lunga su che tipo di rapporto sia praticabile con chi, arrogantemente, pur sempre governa una delle più importanti Nazioni a cavallo tra Occidente e Oriente; ma anche sul degrado dell’Unione Europea, che fa presiedere il suo Consiglio da un individuo come questo Michel, che si compiace offendere la collega istituzionale di pari grado in sede di visita congiunta ad un Governo straniero…

Nella tragicommedia italica, invece, si segnala sinteticamente:

Mentre si millantano “ristori”, superbonus e benefizi vari, la pressione fiscale complessiva è salita al 52% del reddito interno lordo. Spaventoso. Nessuna economia può ripartire con un prelievo del genere. Perché mai uno dovrebbe lavorare e produrre di più? Siamo ormai alla pubblica istigazione alla evasione, individuale e collettiva.

Mentre tutti guardano agli sconfinati soldi (a debito) del Recovery, ci permettiamo, per assecondare la follia dei Cinquestelle – i cui voti saranno pur sempre condizionanti per l’elezione del Capo dello Stato – e la demagogia di PD e LEU, di sperperare 5 miliardi di euro per il “cashback”, boiata di famelicità fiscale per fare terra bruciata intorno al (legittimissimo) uso della moneta contante. Bocciata in Senato dalla variopinta “maggioranza” di governo, la sacrosanta mozione di F.d.I. per destinare quei miliardi agli indennizzi alle attività che restano chiuse per pandemia.

Mentre lesiniamo erogazioni alle categorie autonome, che stanno chiudendo bottega, si continua a finanziare per miliardi il “Reddito di cittadinanza”, dovendo anche apprendere che si scoprono ogni giorno decine di “disoccupati” mafiosi e ‘ndranghetisti” che lo percepiscono. Non solo. Il direttore regionale umbro dell’INPS rende noto che si stimano in 4.000 i nuclei familiari (su 10.000 totali) indebitamente percettori dell’erogazione! In compenso, tutta la rete dei “navigators” (che vanno anch’essi pagati) è riuscita a collocare in precari posti di lavoro (se così vogliamo chiamarli) ben…… 6.668 su……… 1.300.000 percettori del “reddito”!!!

Politicamente parlando, si è aperta, senza esclusione di colpi, la competizione tra Salvini e Meloni per la conquista di leadership e voti. La gara, ovviamente, è viziata. Salvini (e anche Forza Italia) non potevano che entrare nel caravanserraglio draghiano di solidarietà nazionale, se non si voleva che restassero al governo solo le “quattro sinistre” a fare scempi, con Dragonte alias Condraghi a stenderci sopra una coperta patriottica. Questa entrata però comporta compromessi al ribasso e prezzi di impopolarità. La Meloni ha scelto una “rendita di posizione” diversa, cioè l’opposizione, che le permette di dire le verità senza remore e senza rischio di crisi. Per adesso i sondaggi la premiano. Tutto il centro-destra, perciò, è in gara nell’ingraziarsi partite IVA e autonomi, invocando a gran voce “riaperture tutte e subito”. Purtroppo il benpensante sa che così non funziona. Finché non hai più che dimezzato i contagi e quintuplicato le vaccinazioni, ogni risocializzazione spinge l’epidemia; ed è allucinante che (sembra) ascoltiamo di ancora 4-500 morti al giorno senza sentirne, pro quota, la coscienza schiacciata. E allora si ritorna ai “ristori” per chi sta chiuso. Ma arrivano solo briciole e del resto non è questo il modo di far ripartire l’economia. L’Italia, la solita Italia, la butta in “scostamenti di bilancio”, cioè debito gravante sul debito! Ma il taumaturgico Draghi ci garantisce che è “debito buono”, per investimenti. Anche se di investimenti, non se ne vedono. Però, se lo dice lui che ci capisce, sette-otto generazioni di nostri nipoti possono “stare serene”: quello che dovranno pagare è… debito buono!

Sul versante opposto, il PD – con la patetica performance del levigato “mons” Enrico Letta che cerca di accreditarsi “compagno militante” – ha abbandonato le “lotte” per gli operai, che del resto sono sempre meno, e cerca “identità” con nuove battaglie alla radical-borghese-neoclerical-intellettual-progressista: i “diritti” di omo-bi-transessuali d’essere genitori – non generanti di creature; le porte aperte e le navi traghettatrici per l’immigrazione senza regole di migliaia d’esseri umani sradicati dalle matrigne patrie e ad alto rischio di nuova disperazione qui da noi; il “donnismo”, fatto non di opportunità culturali e servizi moderni per la qualità della vita, ma di “quote rosa” in appalto, che poi ricascano sulla schiena al partito stesso, costretto a nominare capigruppo (pardon capegruppo) due fanciulle: per la verità con la solita burocrazia interna ad officiarle, se è vero che la Serracchiani prevale sulla Madia (peccato, ispirava tanta tenerezza quel visetto di madonna cinquecentesca) per gli schieramenti consolidati delle “quote” correntizie.

Unica luminosa proposta della Sinistra per il futuro: una alleanza organica tra PD, che rivendica primazia e tiene di riserva sia Bersani in rientro sia le Sardine, e il Movimento 5 Stelle, ormai in crisi di panico, che consegna a Giuseppe Conte (perfetta immagine di rivoluzionario) la sua vocazione originaria del “Vaffa” per tramutarsi in una metastasi partitocratica come tutte le altre, con una ripitturata di Verde… urinando sulle scarpe a milioni di italiani che l’avevano votato nel 2018 perché i deputati fossero solo “portavoce” con non più di uno-due mandati, tutto venisse deciso dalla onnipotente “base”, le Camere fossero “aperte” come scatolette di tonno. Ecco, fino a nuove elezioni – perché di anticipate manco a parlarne – chi conta in Parlamento la maggioranza relativa! Una turba di “nominati coi clic” e nelle mani di “Grillo con lo scafandro”, in larga parte senza mestiere, che ormai ha due sole missioni politiche: non pagare più i contributi alla piattaforma Rousseau e rinnegare la regola “non più di due mandati”, pur di conservare ben inscatolato il tonno e ben incollata la sedia. Meglio Pirlo, che almeno per conservarsi la traballante panchina della Juventus, ha almeno dovuto fare 2-1 al Napoli…

articolo pubblicato il: 11/04/2021 ultima modifica: 22/04/2021

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