La legge spagnola sulla Memoria Storica prevede, al comma primo dell’articolo 15, la rimozione di tutti i simboli, scudi, insegne, targhe che esaltino la sollevazione del ’36, la Guerra Civile o la dittatura franchista. Ma il secondo comma del medesimo articolo puntualizza che la legge non si applica in determinati casi, tra cui quello in cui al monumento sia riconosciuto un valore artistico religioso.
Non è quello che precisamente sta avvenendo di questi tempi in Spagna, con la rimozione delle grandi croci che furono poste nei luoghi in cui i miliziani avevano giustiziato religiosi e politici di destra. La croce da duemila anni rappresenta non solo il cristianesimo, ma la pace, l’amore e la concordia, e non può quindi essere posta sullo stesso piano di un qualsiasi monumento celebrativo falangista.
L’organizzazione cattolica spagnola Qveremos ha proposto la creazione un “Prato delle Croci”, ad imitazione della “Collina delle Croci”, creata in un luogo sperduto della Lituania all’indomani dell’annessione del Paese baltico all’URSS, subito dopo la Grande Guerra.
L’iniziativa prevede tre fasi: la prima sarà di riprodurre virtualmente le croci rimosse, con un QR attraverso il quale sarà possibile leggere la storia della singola croce distrutta; la seconda il lancio di un crowdfunding per ricostruirle; la terza di censire tutte le croci che, ricordando un eccidio, potrebbero essere prese di mira dai distruttori, espiantarle dai luoghi in cui si trovano e trasportarle in un “prato delle croci” nei pressi di Madrid.
articolo pubblicato il: 08/04/2021 ultima modifica: 14/04/2021