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milioni di bambine mutilate

Secondo dati delle agenzie internazionali, ci sono oggi centotrentamilioni di donne che hanno subito l'infibulazione non solo in Africa e in Asia, ma anche in alcuni Paesi europei e negli Stati Uniti, dove sono presenti immigrati dal Terzo mondo. Si stima che ogni cinque minuti una bambina venga mutilata, per un totale di due milioni e mezzo di infibulazioni all'anno.
Malgrado l'asportazione dell'apparato genitale esterno sia formalmente proibita nei numerosi Paesi africani che hanno sottoscritto la Dichiarazione di Addis Abeba, nelle campagne e nelle periferie delle grandi città barbieri e donne esperte seguitano a praticarla, senza alcuna precauzione di ordine igienico, spesso con pietre affilate o rasoi non lavati.
Le mutilazioni sono di quattro tipi: il primo, detto sunna, consiste nella rimozione della punta del clitoride; il secondo prevede la totale escissione del clitoride; il terzo comprende l'escissione del clitoride e delle piccole labbra; l'ultimo, il più devastante, è denominato circoncisione faraonica e prevede la totale amputazione dell'apparato esterno, grandi labbra comprese.
Molti credono che l'infibulazione sia una pratica legata all'islamismo. Niente di più erroneo. Malgrado le mutilazioni più radicali avvengano fra i musulmani di Somalia e Sudan, la pratica dell'infibulazione è del tutto sconosciuta in numerosi Paesi di stretta osservanza islamica, mentre è comune tra i cristiani copti d'Egitto, gli ebrei falascià e molti animisti.
L'infibulazione avviene nel corso di vere e proprie cerimonie rituali, che cambiano a seconda dei luoghi e delle culture. Normalmente le bambine sono indotte ad aspettare la cerimonia con entusiasmo, devono dimostrare di sopportare il dolore lancinanti e addirittura, in certe tribù della Guinea, ballare digiune.
Grande scalpore ha suscitato nel mondo della moda la confessione della top model somala Waris Dirie di essere stata mutilata all'età di cinque anni nel corso di un rito chiamato gudniin. Oggi Waris Dirie è ambasciatrice speciale dell'ONU contro l'infibulazione, ma non si sa quanto il suo essere testimonial cambierà le cose nella stessa tribù nomade in cui è nata.

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