L'undici marzo, a sei mesi dalla distruzione delle Torri Gemelle, la fiaccola benedettina, accesa nell'abbazia di Saint Meinrad nell'Indiana, era a Ground Zero a testimonianza della speranza di pace dei monaci di tutto il mondo.
Da New York la fiaccola è giunta a Roma, dove nella sala Nervi è stata ricevuta da Giovanni Paolo II, alla presenza di rappresentanti degli Stati Uniti, Messico, Francia, Germania, Portogallo, Austria, Ucraina e Italia, nonché di componenti varie comunità benedettine. Dopo una sosta di alcuni giorni nella chiesa romana di San Benedetto e Santa Scolastica e una tappa a San Benedetto del Tronto, la fiaccola è giunta sulla piazza principale di Norcia, accolta dal ministro per le Politiche comunitarie Rocco Bottiglione (San Benedetto è Patrone d'Europa) e dal vice presidente della Camera Alfredo Biondi, in rappresentanza del presidente Casini, che aveva assicurata la propria presenza ma che si è dovuto recare a Bologna, al funerale del professor Biagi.
Quando si parla della storia e della realtà del monachesimo benedettino si pensa ai monasteri di Monte Cassino o di Subiaco o ad altre grandi entità dell'Ordine. Ma la cultura benedettina è presente in Umbria con monasteri (anche di congregazioni correlate come quella dei Silvestrini) o con il centro di rilevazione sismica diretto da padre Martino Siciliani, nel solco di una tradizione ultramillenaria che vede i monaci impegnati non solo nel campo della preghiera.
Furono i benedettini a canalizzare il fiume Sordo, rendendo possibile, con le "marcite", la produzione del foraggio fresco anche con la neve; furono sempre loro a scavare il secondo percorso del fiume Clitunno per far girare le mole dei frantoi e a piantare una varietà di olivo che resiste di più alle gelate invernali.