Tacere non si può né si deve. Va mantenuta allo stretto necessario la contestazione polemica. Del resto, se pesanti sono le responsabilità governative e altrettanto sgradevoli quelle della Amministrazione Regionale sul fronte sanitario, le notizie ufficiali indicano nell’avvento delle famigerate “varianti” inglese e brasiliana un decisivo fattore del contagio, che colloca l’emergenza umbra in cima alle preoccupazioni nazionali. Si deve sperare che la vaccinazione progredisca più speditamente e che un maggior rigore – reale, non di facciata – induca una quota più estesa della popolazione alla necessaria autodisciplina.
Dentro questo scenario problematico dell’Umbria, continua a campeggiare il “caso” dell’Ospedale di Spoleto, che la malaugurata ordinanza 67 del 22 ottobre 2020 della Presidente della Regione ha privato di tutti i Reparti, trasformandolo, al di fuori di ogni plausibilità tecnica e sostenibilità sociale, in centro Covid. Inutile dire che, dopo le promesse dei “tranquillizzatori” sulla breve temporaneità del provvedimento, esso è invece stato puntualmente prorogato (con nuova ordinanza 12 del 28 gennaio) al 30 aprile 2021, per essere poi scontatamente riproposto fino a chissà quando.
Purtroppo, con analoga ordinanza n.11, anche le popolazioni del tuderte-marscianese vedono prorogata l’inibizione dei normali servizi nell’Ospedale di Pantalla.
Ora, come possano la Presidenza e la Giunta regionale – e con esse l’intero Consiglio – pensare di poter infliggere ulteriore durata dell’interdizione di questo Ospedale e della negazione allo Spoletino e Valnerina dei servizi ospedalieri cui hanno diritto, è cosa che non riusciamo più a comprendere. Essendo ormai provato “sul campo” che la totale covidizzazione dell’Ospedale DEA di Spoleto è fallita e non ha valida correlazione funzionale con l’emergenza epidemica, il caso – l’abbiamo già scritto e ripetuto – resta tutto politico e su di esso la Giunta Regionale rischia di compromettere gran parte della sua politica credibilità. La sconcertante circostanza che, per ragioni di appartenenza, nessun parlamentare e nessun consigliere regionale (per il sol fatto che nessuno sia specificamente espresso dalla Valle Spoletina, motivo davvero meschino) si sia opposto, non assolve né attenua, se mai esalta la responsabilità di chi governa.
Andrebbe invece raccolta la voce del City Forum delle Associazioni cittadine, presenti in piazza con presidio permanente, perché essa rappresenta il sentimento davvero unanime della gente d’ogni condizione.
Non vogliamo qui di proposito entrare nel merito dei “modi” in cui l’improvvisata covidizzazione del complesso è stata attuata e viene gestita. Hanno parlato, in sequenza, un ex primario chirurgo (dr. Mario Mancini, ora consigliere comunale), un anestesista-rianimatore in servizio (dr. Marco Trippetti, anch’egli consigliere comunale), un altro anestesista dell’Ospedale da poco in pensione (dr. Enzo Ercolani), il Tribunale del Malato Foligno-Spoleto e molti altri. Le carenze di imprescindibili figure professionali e l’organizzazione del Centro Covid denunciate, fanno per un verso allibire, per altro verso chiedersi se si vadano profilando situazioni di più vasta censurabilità.
La materia, del resto, sta per forza di cose rompendo gli argini del silenzio. Vale per la presunta “opposizione” in Consiglio regionale che, forse schiacciata dalle responsabilità delle Giunte di sinistra, non si interessa minimamente del “caso” e tace indecorosamente. Ma ormai anche per la maggioranza, se è vero che Fratelli d’Italia, con il segretario regionale sen. Franco Zaffini e i due consiglieri regionali Marco Squarta ed Eleonora Pace, ha mosso un attacco frontale alla Giunta di Palazzo Donini proprio sulla strategia sanitaria, tra l’altro sollecitando (alla buon’ora!) una risposta seria “sul ruolo degli Ospedali di Spoleto, Pantalla e Terni”. I dirigenti della Lega hanno risposto richiamando la comune responsabilità amministrativa, ma guardandosi bene dall’entrare nel merito dei nominati ospedali. Che invece, al di là del politicismo, è l’unica cosa che interessa e motiverà il giudizio dei cittadini-elettori. Quanto a Forza Italia, dopo un’iniziale perplessità twittata giustamente seppur cautissimamente dall’on. Raffaele Nevi (che è deputato di collegio appunto per Spoleto, Terni e Todi) subito dopo la prima ordinanza di ottobre, è calato anche per essa il silenzio.
Eppure, quando si parla di altri “propri” territori, esponenti del centro-destra si impegnano lodevolmente, premono e presentano mozioni. Così è per Narni-Amelia, quanto al realizzando ospedale di Cammartana. Oppure per l’area Castiglione del Lago (ospedale comprensoriale) e Città della Pieve (ospedale presidio d’area disagiata): in questo caso quattro consiglieri di maggioranza – Squarta, Rondini, Pace, Peppucci – hanno addirittura presentato una proposta congiunta con due colleghi dell’opposizione, Meloni e Fora.
Di queste iniziative ci congratuliamo sinceramente, perché da sempre abbiamo auspicato il potenziamento di queste strutture ospedaliere (delle quali le rispettive popolazioni locali hanno bisogno e diritto al pari dei capoluoghi e in rete con gli stessi). Ma non si spiega perché con altrettanto decisi interventi non si facciano carico del “caso Spoleto”, che riguarda addirittura un Ospedale dell’Emergenza-Accettazione con rianimazione, Punto nascita, avanzata chirurgia robotica e quant’altro, nonché elemento fondamentale di una dichiarata integrazione sanitario-ospedaliera Foligno/Spoleto/Valnerina, che è ben più complessa di altre e coinvolgente un’utenza effettiva allargata più vicina ai 200.000 che ai 100.000 abitanti.
Vi è dunque la massima urgenza che la Giunta regionale e la maggioranza umbra di centro-destra si riconcilino con la centrale area dello Spoletino e della Valnerina, restituendo loro, nell’integralità dei reparti, l’Ospedale DEA di Spoleto (nel quale ben può operare un distinto reparto Covid, come negli altri nosocomi principali) e quello territoriale di Norcia. Prorogare la spoliazione – per partito preso, senza vero e proporzionato rapporto con l’epidemia Covid – esalterebbe una crisi politica, che ci sembra folle aggiungere a quella sanitaria.
Anzi, a proposito, altra cosa che ci sembra politicamente aberrante, è quella di fomentare – prendendo le mosse dal caso covidizzazione dell’Ospedale – lacerazioni in seno al più o meno dissestato Consiglio Comunale di Spoleto. Mentre scriviamo, non sappiamo quale esito avrà la mozione di sfiducia presentata dai dieci consiglieri in rotta col Sindaco De Augustinis. Ci limitiamo a far notare sommessamente che in questo momento far cadere un Sindaco, amico o meno, nel momento in cui si fronteggia con la Regione per difendere l’Ospedale dalla liquidazione, significa sfiduciarlo non su scuole, rifiuti, urbanistica et cetera, ma proprio sulla tutela dell’Ospedale: la quale, se qualcuno non l’avesse capito, mette in seconda linea tutti gli altri argomenti, stabilendo se la città continui ad essere centro di una comunità territoriale o accetti di essere declassata ad ameno borgo periferico. Provocare ora lo scioglimento consiliare, comporta un Commissario prefettizio che per un anno almeno cura dignitosamente solo l’ordinaria amministrazione, non competendogli la mobilitazione per Ospedale, Strada “Tre Valli”, Uffici Giudiziari, collegamenti ferroviari, piani urbanistici esecutivi, destinazione immobili EX ENPAS, crisi industriali, impulso alle manifestazioni artistico-culturali e quant’altro. Un anno 2021 nel quale le svolte possono maturare. Qualcuno può pensare che, con queste premesse, gli elettori, tornando dopo un anno alle urne, confermino – per pretesa fidelizzazione ai simboli – partiti e persone che non hanno anteposto il destino della città ai pur legittimi antagonismi politici o alle (meno legittime) pulsioni individuali?
articolo pubblicato il: 09/02/2021 ultima modifica: 13/02/2021