Chiunque voglia descrivere la propria biblioteca ideale corre il rischio di non corrispondere ai gusti dei più e di restare nel conformismo più asfissiante se tenta di proporre una biblioteca ideale nella scuola. La biblioteca ideale è quanto di più personale e soggettivo possa esistere in ambito letterario. Non esistono criteri, infatti, che valgano più di altri. Chi, in età tolleranti, non ha sorriso alle discussioni, alle polemiche, alle "guerre" fra letterati. Gregorio Magno contro S.Agostino, Quintiliano contro Seneca, Cicerone contro gli elegiaci, Gozzi contro Goldoni, e l'elenco sarebbe ancora lunghissimo e pedante. Senza ovviamente sottacere il problematico rapporto tra letterati e potere, Flaubert alla sbarra con la sua "putaine" Emma, Wilde e la sua omosessualità, i gulag, l'inquisizione, un fritto misto di poeti e scrittori per ogni secolo.
La letteratura altro non è se non la chiave interpretativa della realtà e bene si farebbe a scindere il "prodotto" dal suo artigiano. Sa tanto di "voyeurisme" lo sbirciare dal buco della serratura il privato degli autori. Aiuta a capire, ma in certi casi sono solo curiosità del pubblico e accondiscendenza nei confronti della vanità degli autori. E non si dica di voler decontestualizzare il testo. È utile conoscere le coordinate storiche per cogliere il vero artista, per individuare i moti profondi, per esaltare l'impegno contro la censura, nemica di sempre della libertà di espressione, per riconoscere un progetto condiviso tra artisti e potere politico. La sensazione istintiva che ci fa piacere e scegliere qualcosa piuttosto che qualcos'altro va comunque salvaguardata, creando la medesima situazione in cui si gusti un gelato in una giornata estiva. Apprezzabile lo sforzo di chi voglia dire la propria sulla biblioteca, ma deve fare i conti con le critiche e con le competenze nella lettura.
Se nei secoli scorsi i luoghi della circolazione delle opere erano circoscritti, ora le barriere sono crollate e la critica ufficiale si trova spesso smentita clamorosamente dal gradimento del pubblico. E al contempo la storia e le ricerche hanno fatto giustizia di giudizi spesso affrettati o strumentali a questo o a quel regime politico o accademico che fosse.
Nessuno ignora che la definizione di "classico" sia mutata e allora venuti meno riferimenti universalmente riconosciuti, per chi opera nella scuola vale forse basarsi su una serie di considerazioni ispirate al buon senso e al raggiungimento delle competenze in materia di lettura.
A volte autori osannati ai propri tempi (l'elenco sarebbe lunghissimo) sono successivamente caduti nell'oblio, altri - come Morselli - che in vita non hanno avuto riconoscimenti sono stati rivalutati dopo la morte, la fortuna di altri ha avuto un andamento ondeggiante, flusso e riflusso nella considerazione della critica. Un autore come Chiara, che vendeva milioni di copie, è scomparso dalle cronache e dalle librerie non appena è defunto, di Sciascia si parla ancora ma i suoi libri non registrano più le vendite di quando era in vita. Sono assenti dagli scaffali autori che un tempo erano considerati guru della vita culturale (spesso anche di quella politica) del paese. D'Annunzio fu in vita il Vate, fu condannato dopo la guerra ad una damnatio memoriae (nel 1963, per il centenario della nascita si ebbe un solo convegno al Vittoriale, dove gli intervenuti sparlavano della sua opera), viene riscoperto oggi da molti giovani. Il caso più eclatante di fama consolidata è quello di Claudio Achillini, apprezzatissimo in vita (in epoca barocca) tanto da essere nominato membro di tutte le più importanti accademie d'Italia e rimasto nella memoria per la citazione irridente di Alessandro Manzoni (Sudate, o fochi, a preparar metalli).
La biblioteca ideale probabilmente non esiste e l'unica cosa innovativa che gli insegnanti potrebbero fare all'approssimarsi delle vacanze estive è quella di invitare i propri allievi a leggere quello che vogliono, purché leggano.