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attualità
la fine del japanese dream

In Giappone la società, tradizionalmente composta da un immenso ceto medio, sta subendo preoccupanti trasformazioni. A seguito della crisi economica che da qualche tempo ha investito il paese, si sta creando un'enorme fascia di popolazione ridotta in tale povertà da vivere in baraccopoli fatte di cartone o di tela cerata.
Secondo dati recentissimi, nello scorso anno la disoccupazione ha superato il cinque per cento, con quasi quattro milioni di disoccupati, ma questa cifra non tiene conto di coloro che hanno perduto ogni speranza di trovare un lavoro; con questi ultimi la percentuale sale all'otto e mezzo per cento. In Giappone chi lavora per una di quelle grandi holding che producono i generi più diversi ha lavoro assicurato, perché se la società cessa di produrre un bene il lavoratore può riciclarsi in un'altra ditta del gruppo. I guai iniziano se è l'intera holding a chiudere i battenti; in tal caso i lavoratori hanno pochissime speranze di trovare impiego altrove e vanno ad accrescere l'esercito dei disperati costretti a vendersi la casa. L'abitazione di proprietà è il bene più prezioso per un giapponese, capace di lavorare tutto il giorno e risparmiare al centesimo pur di uscire da uno squallido palazzone con un bagno per piano ed acquistare una casa con giardino e i tradizionali tre ingressi in periferia.
I problemi maggiori riguardano i giovani che riescono a trovare solo lavori part time e con contratti temporanei e non hanno sussidi di disoccupazione. I due terzi del risparmio della nazione sono in mano agli ultrasessantenni; questo dato è indicativo del divario generazionale che si sta creando in seguito alla crisi economica.
Se la crisi non si risolverà entro tempi ragionevoli, tra una ventina di anni si creeranno grossi problemi per il sistema sanitario e quello assistenziale, mancando i contributi necessari per pagare le pensioni.
Si sta creando un circolo vizioso in base al quale molti giovani non hanno mezzi per sposarsi e per mettere al mondo bambini. Oggi un pensionato è "sostenuto" da quattro lavoratori attivi, domani potrebbero non esserci abbastanza occupati per sostenere il costo delle pensioni.

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