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attualità
bambini senza futuro

Il "Mali-enjeu", organismo non governativo del Mali, uno dei paesi più poveri del continente africano, è impegnato ad affrontare il problema della tratta dei bambini del paese destinati alla raccolta del cotone in Costa d'Avorio. Il Mali vive da anni il problema dell'emigrazione, ma è scesa fortemente l'età media degli emigranti verso paesi più ricchi. Anche l'UNICEF è scesa in campo a sostenere l'azione del "Mali-enjeu" per impedire il traffico e per rimpatriare i bambini.
Come da copione di una tragedia collettiva, le condizioni di vita sono disumane e non solo per i turni massacranti di lavoro, ma anche perché ovviamente i bambini sono spogliati del diritto alla scuola, alla vicinanza della famiglia, alla adolescenza, al proprio futuro e sono ingabbiati in una dimensione senza prospettive, senza comunicazione con altri disperati. Conoscono e utilizzano solo il dialetto della tribù di appartenenza.
I risultati di questa campagna umanitaria sono per ora irrilevanti per pensare ad una qualsiasi inversione di tendenza del fenomeno. I quartieri malfamati e le stazioni di taxi e degli autobus sono i luoghi privilegiati del traffico e delle trattative.
Altra zona, altra notizia. Nel nord dell'Uganda giovanissimi e spesso giovanissime ragazze vengono arruolati a forza dall'Esercito di Resistenza del Signore per andare a combattere nel sud del Sudan. Molti muoiono negli scontri con gli eserciti ugandese e sudanese, molti di stenti nelle marce di trasferimento.
Due esempi di come l'Africa sia ancora lontana da quella pace e quel benessere che sembravano raggiungibili nelle aspirazioni dei grandi leader come Senghor o Keniatta all'indomani del 1960.

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