Concludo con questo intervento le mie riflessioni sul servizio militare volontario con l'aggiunta di ulteriori brevi exempla storici tratti dalla mia modesta cultura di cose militari.
Gli Stati europei, come ho già detto, stanno abbandonando l'ormai desueto ed impopolare sistema della coscrizione obbligatoria per organizzare le loro forze armate sulla carriera volontaria. Nulla di nuovo sotto il sole, poiché la riforma mariana del I secolo a.C., intesa a risolvere dei problemi abbastanza simili ai nostri, aveva percorso precisamente la medesima strada anche se, solo con Ottaviano, si crearono dei veri e propri eserciti permanenti di stampo moderno. Ma anche la ristrutturazione del nuovo sistema sta già mostrando dei lati deboli, poiché tutte le autorità militari occidentali sono alle prese con la scarsa affluenza dei volontari di truppa, che non sono sufficienti a coprire gli organici. I motivi sono molteplici e non staremo ad indagarli; ma non sono affatto nuovi (se pure c'è qualcosa di nuovo nella storia), poiché anche l'Impero romano già nel I e II secolo scoprì che il gettito dei volontari con cittadinanza romana era troppo scarso. Che fare oggi e cosa si fece allora? In Italia giace in Parlamento un disegno di legge che intende aprire il volontariato agli extracomunitari con la promessa della concessione della cittadinanza a fine ferma. Al momento si pensa soltanto ad una ristretta aliquota di personale, ma tutti sanno come vanno le cose di questo mondo: si comincia sempre dal poco e poi, se funziona, si dilata il provvedimento all'infinito. Il progetto è senz'altro interessante e ben pensato: in primis, se i cittadini italiani non sono invogliati ad intraprendere la carriera militare ci sono però decine di migliaia di giovani immigrati di poche pretese che potrebbero affrontarla al loro posto pur di evitare la miseria od un lavoro sottopagato; in secundis, si otterrebbe anche un sollievo circa il problema dell'immigrazione; ed infine, tertium datur, già parecchi paesi possiedono tradizionalmente delle truppe extra metropolitane, come il Tercio spagnolo, la Legione straniera francese ed i Gurkha britannici. Problemi simili, soluzioni simili: anche Vespasiano e Domiziano ebbero l'identica idea della nostra classe politica e militare ed incominciarono ad arruolare massicciamente interi reparti di ausiliari barbarici da usare soprattutto alle frontiere. Adriano fece altrettanto e di più con Quadi e Marcomanni della Pannonia; poi, quando tutti i residenti dell'Impero ottennero nel 212 la cittadinanza romana, e si presentò fortissimo il problema dell'immigrazione degli "extracomunitari" di allora, cioè i Germani, si pensò bene di aprire il servizio volontario a questi invadenti ma valorosi stranieri, sicché alla fine del IV secolo le Romanae Legiones di romano conservavano soltanto il nome. Cosa ne derivò? L'imbarbarimento dell'esercito e l'anarchia totale che, aggiunti alle invasioni di quei medesimi popoli da cui erano tratti i soldati che dovevano respingerli, portarono alla dissoluzione dell'Impero stesso.
In effetti il problema della riforma del servizio di carriera è notevole, ma la risoluzione potrebbe essere altrettanto pericolosa. L'Europa non è l'Impero romano, e non ci sono barbari che premono alle nostre frontiere, ma cittadini dei paesi ex comunisti europei oppure islamici afro asiatici. È tuttavia anche vero che il futuro appare incerto e gravido di avvenimenti al momento indecifrabili: si sta effettivamente riaprendo un'epoca di grandi migrazioni favorite sia dal declino demografico dell'Occidente che dalla sua opulenza economica. Nell'Islam inoltre si diffondono i germi del fondamentalismo e dell'integralismo che non possono essere ricondotti soltanto alle occulte trame di al-Qaida in quanto sono anteriori ad essa. Parlare di "Bastione Europa" e di similitudine con la situazione dell'Impero romano oggi non ha senso e sa pure un po' di ridicolo. Il deserto dei tartari per il momento rimane deserto e l'allarme è lontano da venire. Tutto ciò vale certamente per la nostra generazione e forse anche per la prossima. Ma fra un secolo o due? Il Vecchio Continente, visto dall'alto, non è altro che una penisola, un'appendice dell'Asia; ed è premuto a sud dall'Africa non soltanto nel senso delle derive continentali. I fenomeni umani sono lenti a manifestarsi, ma quando si scatenano possono diventare impetuosi come una massa d'acqua che si riversa da una diga infranta. Vespasiano ed Adriano non potevano prevedere il futuro quando pensavano che tutto sommato i volontari si potevano comodamente trarre dai barbari. E noi, siamo sicuri di essere più intelligenti di loro?