Nel Nord-Est d'Italia All'Auitobrennero e alla Trieste-Udine-Tarvisio ci sarà un altro sfondamento a Nord verso il Centro Europa con il prolungamento dell'A27 di Alemagna attuando un progetto che risale agli anni Cinquanta e che prevedeva il collegamento diretto fra Venezia e Monaco di Baviera, 300 chilometri con un risparmio stimabile in 150.
A bloccare il progetto da una parte sono intervenuti interessi gravitanti nelle aree del Vicentino e del Veronese tanto che venne costruito un tratto poi rimasto incompiuto della Vicenza-Piovene-Rocchette denominata anche l'autostrada PI.RU.BI. dalle iniziali di tre potenti democristiani dorotei triveneti dell'epoca: Piccoli (Trento), Rumor (Vicenza-Verona), Bisaglia (Rovigo). L'arteria doveva poi reinnestarsi nell'Autobrennero. Dall'altra si innescò un movimento popolare di protesta dell'area del Cadore-Ampezzano che coinvolse pure nomi eccellenti del set-jet di Cortina d'Ampezzo fra cui Indro Montanelli che possedeva una villa nella celebre cittadina dolomitica. L'opposizione all'opera era soprattutto sostenuta dall'opposizione di sinistra non essendo ancora all'epoca affermate le formazioni e i movimenti ambientalistici. Nel primo progetto era previsto il passaggio dell'arteria nel territorio ampezzano per proseguire in Pusteria, nella Valle Aurina, arrivare in Austria e proseguire per Monaco. Si tentò di spostare il tracciato verso Auronzo e la Valle dell'Ansiei per arrivare in Pusteria con una galleria sotto le Tre Cime. Venne costituita pure una società, la Batia in cui ci sarebbe stata una compartecipazione italo-tedescobavarese.
Non se ne fece più nulla se non qualche timido tentativo dopo che l'arteria era arrivata a Vittorio Veneto e ultimamente a Pian di Vedoia, alle porte di Belluno, lungo un vertiginoso itinerario su viadotti. Costo 25-29 miliardi al chilometro. Ora la si vorrebbe allungare fino alle porte di Pieve di Cadore e successivamente almeno fino al confine fra la le province di Belluno e Bolzano, vale a dire a Carbonin, fra Cortina-Auronzo e Dobbiaco. Anche contro questa proposta è sorto un comitato contrario e i comuni del Cadore-Ampezzano sono spaccati in due fra favorevoli e avversi.
Intanto ad ogni fine settimana, soprattutto nella fase di rientro, si verificano code e rallentamenti lunghissimi che a volte raggiungono anche i 25 chilometri, mandando in tilt la circolazione delle vallate, che come è noto non possiedono strade alternative alle statali. Di qui la necessità unanimemente espressa di trovare comunque al più presto una soluzione che vada al di là del dibattito in corso.