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autunno
di Teddy Martinazzi

Quando, in anni ormai molto lontani, un giovanissimo Enrico Mentana apparve per la prima volta in video, sfoggiando una criniera che al suo confronto Lucio Battisti aveva i capelli a spazzola, fu come un sasso lanciato nello stagno dei mezzibusti televisivi e fece subito grandi ascolti.

Il giovane leone non si fece scrupolo di irridere alla maniera paludata di condurre il telegiornale di Angela Buttiglione, sghignazzando, un otto di marzo, sulle giornaliste che per l’occasione si erano messe una mimosa a mo’ di spilla, come appunto aveva fatto la conduttrice del TG1.

Passarono gli anni e Mentana lasciò la televisione di stato per dirigere il neonato TG5. Anche nel suo nuovo ruolo di direttore non perse l’abitudine di “sparare” le notizie che gli aveva procurato il soprannome di Mitraglietta, anche se accorciò un po’ la criniera. Avvenne l’impensabile; il TG5 balzò in molte serate al primo posto negli ascolti dei telegiornali, ma, cosa ancora più impensabile, si scoprì che la maggioranza dei suoi telespettatori era costituita da gente di sinistra che odiava Berlusconi. Ma i dirigenti di Fininvest, da buoni milanesi, guardavano ai danè, nella fattispecie i lauti proventi pubblicitari che il TG5 si trascinava dietro e dunque erano costretti a tollerare un giornalista indipendente. Poi le cose si guastarono, perché Mentana era veramente indipendente, troppo anche rispetto a bilanci ragguardevoli e il giornalista sbatté la porta la sera della morte di Eluana Englaro, mentre per qualche alto dirigente era più importante non interrompere il Grande Fratello.

Dopo qualche tempo di silenzio, Mentana è tornato in video alla grande, prendendo in mano un telegiornale visto da pochi, quello della Sette, e lanciandolo alla grande, portandosi dietro tutti i suoi affezionati telespettatori, di sinistra, di centro e di destra, cattolici ed anticlericali, terzomondisti e sovranisti.

Adesso, però, il passare degli anni si fa sentire, non solo nel taglio dei capelli, sempre più corti, e nel modo di porgere le notizie, ormai non più sparate a mitraglia. Come tutti gli incendiari anche lui è diventato pompiere e da Chico è diventato il “signor direttore”. Filogovernativo, europeista, saggio. Mesi fa Mentana, utilizzando una di quelle battute sarcastiche, tipiche del dialetto milanese, che fecero la fortuna del grande Gino Bramieri, irrise a Salvini che non voleva i fondi del MES sanitario. Sono passati diversi mesi, ma il MES ancora è in altomare; sicuramente lo avremo, ma non con una decisione governativa, come dovrebbe essere, bensì in seguito ad un passaggio parlamentare, con i grillini che usciranno dall’aula, per non perdere definitivamente la faccia e con il massiccio appoggio di Forza Italia. Il nuovo che avanza.

Il 25 di novembre Enrico Mentana si è presentato ai suoi telespettatori sfoggiando all’occhiello il simbolo della giornata, un grosso Stop con il sottotitolo “alla violenza sulle donne”. Tutto giusto, ma non era lui che irrideva alla mimosa della Buttiglione?

articolo pubblicato il: 27/11/2020 ultima modifica: 09/12/2020

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