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attualità
il "glocal" e la cittadinanza pluralista
di Luciano Amatucci

Il neologismo "glocal" (global + local) si è accreditato per designare il processo dialettico tra i poli del mondiale/globale e del locale, che caratterizza il nostro tempo. In questo processo, tra gli estremi rappresentati dal mondo e dalle istituzioni locali minori, si collocano i continenti, le nazioni, e le regioni. Ne deriva un impianto pluralista, articolato per livelli, che si manifesta, in particolare, nei campi del diritto, dell'economia, della cultura e della società.
Sul piano giuridico, risulta evidente la concorrenza di distinti livelli istituzionali e normativi, che si traducono, per quest'ultimo aspetto, in norme di diritto internazionale, norme europee, leggi nazionali, leggi regionali, regolamenti degli enti locali.
Sul piano economico, il fenomeno della globalizzazione (che si manifesta nella stretta interdipendenza dei mercati, fino alla configurazione di un mercato unico mondiale) concorre con la presenza di un mercato europeo e di economie regionali e locali.
La pluralità dei livelli si esprime nella figura della cittadinanza pluralista, che supera la comune nozione giuridica di cittadinanza (come titolarità di diritti e doveri all'interno di un ordinamento statale), e riflette l'appartenenza di ciascun individuo a più livelli. Si tratta di una figura con valenza giuridica (nel senso della rispondenza a sistemi normativi diversi) e con più marcata impronta culturale.
In sostanza, posso essere fiorentino, avvertire il legame con la cultura toscana, riconoscermi come italiano, e sentirmi ad un tempo cittadino dell'Europa e del Mondo. La formula si presta anche per legittimare il riferimento dei migranti a ordinamenti territoriali e ad ambiti culturali distinti.
Chiaramente, lo schema della cittadinanza pluralista esprime, in linea di principio, la conciliabilità delle diverse appartenenze, ma lascia aperta la discussione sui rapporti e sulle gerarchie tra i diversi livelli e sulle relative sistemazioni giuridiche.
Soccorre qui il principio di sussidiarietà per il quale i pubblici interventi debbono svolgersi il più vicino possibile al cittadino: si passa al livello più elevato soltanto se ciò è reso necessario dalle dimensioni o dalle caratteristiche dei problemi da risolvere.

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