Daniele Ricciarelli, più conosciuto come Daniele da Volterra, artista italiano del Cinquecento, fu soprannominato il Braghettone perché mise mano al “Giudizio Universale” del suo maestro Michelangelo Buonarroti, ritenuto scandaloso dalla nuova morale scaturita dal Concilio di Trento.
Daniele rimosse a colpi di scalpello parte della figura di Santa Caterina d’Alessandria e l’intera figura di San Biagio, ridipingendola interamente, in quanto a qualcuno era sembrato che il santo indugiasse con lo sguardo sulla schiena nuda di Santa Caterina. Il soprannome di Braghettone gli venne affibbiato perché, sempre nell’affresco michelangiolesco, aveva ricoperto di foglie e drappeggi vari i genitali dei personaggi, ritenuti scandalosi in base alle concezioni controriformistiche.
La Camera dei Deputati ha approvato con il voto favorevole del PD e dei grillini la Convenzione di Faro, così denominata dall’omonima deliziosa cittadina marina portoghese. La Convenzione mira a difendere il patrimonio artistico e la sua fruizione da parte di ogni singolo paese. Fin qui non ci sarebbe niente di male se non nascondesse l’insidia che le opere d’arte non debbano offendere le altrui sensibilità.
Ai tempi del governo Renzi, i nudi dei Musei Capitolini vennero pudicamente vestiti in occasione della visita di stato del presidente iraniano Hassan Rouhani. Nessuno allora protestò, dicendo che il pudico presidente avrebbe potuto impiegare in modo diverso il tempo trascorso a Roma, ma nessuno potrà protestare in futuro per fatti similari, quando la Convenzione avrà piena efficacia in Italia.
Via dunque dai musei statue e dipinti politicamente scorretti, almeno secondo certe “sensibilità”. Sicuramente sarà oggetto delle attenzioni di qualche novello Braghettone l’affresco nel Duomo di Bologna che vede Maometto ficcato nell’Inferno. Ma, naturalmente, il timore di offendere morali e credenze diverse dalle nostre non riguarderà solo le arti figurative. Ne vedremo delle belle.
articolo pubblicato il: 25/09/2020 ultima modifica: 09/10/2020