Una questione chiusa da tempo che provocò dolenti polemiche e divise con una frattura insanabile i due maggiori protagonisti del Risorgimento: Garibaldi e Cavour. Sollecitato a riconciliarsi con il Cavour mentre veniva proclamato il regno d'Italia, Garibaldi rifiutò: «Mi è impossibile stringere la mano del ministro che ha venduto la mia patria... ».
Gli stessi giudizi correvano, in quei tempi, anche nei circoli della vecchia nobiltà savoiarda; Ferdinando De Sonnaz scriveva a suo padre generale e ministro di Carlo Alberto: « Colui, che ci ha venduti con tanta infamia, è Cavour ».
Che la Savoia fosse francese o che ci fossero motivi per accettare ciò poteva essere motivo di discussione. Diverso, più contrastato e complesso appare il problema di Nizza.
Savoia forse sì ma Nizza no! Oltretutto Nizza non compariva come elemento fondante negli accordi tra Cavour e Napoleone ma veniva considerata come elemento di contrattazione successiva.
Sino all'ultimo Cavour tentò di salvarla. Fin dal convegno di Plombières egli conosceva il prezzo chiesto da Napoleone per scendere in guerra contro lAustria; ma già in quel primo incontro aveva cercato di ridurre alla sola Savoia le pretese francesi.
Risposi all'imperatore scrisse nel rapporto segreto al re che Vostra Maestà professava il principio nazionale: comprendeva perciò come da esso derivasse che la Savoia doveva essere riunita alla Francia, che per conseguenza era pronta a farne il sacrificio, benché le costasse assai rinunciare alla culla della sua famiglia. Ma per Nizza la questione era diversa, giacché i nizzardi per origine, lingua e abitudini, erano più affini al Piemonte; pertanto la loro unione alla Francia sarebbe stata contraria a quello stesso principio, pel trionfo del quale ci si preparava a impugnare le armi. A questo punto l'imperatore si accarezzò ripetutamente i baffi e aggiunse che queste erano per lui questioni affatto secondarie, delle quali avremmo avuto tempo di occuparci più tardi ». Il ministro poté avere l'illusione del successo: il trattato del 18 gennaio '59 stipulava che, dopo la vittoria sull'Austria ed in compenso degli ingrandimenti nell'Italia settentrionale, il re di Sardegna avrebbe ceduto la Savoia, mentre la decisione per Nizza era rinviata al ritorno della pace.
Tuttavia quando Parigi, al principio del '60, chiese l'urgente adempimento delle promesse, Napoleone era ben deciso (forse costretto) ad ottenere il prezzo massimo né il governo di Torino si trovava in condizioni di rifiutarlo.
Il regno sabaudo si andava estendendo, la rivoluzione scendeva inarrestabile verso il Sud; dopo la Lombardia ed i Ducati, anche l'Emilia, la Toscana, la Romagna, rovesciati i legittimí sovrani, chiedevano di unirsi al Piemonte. Diffidente od ostile l'Europa per la quale l'annessione non poteva avv enire senza l'appoggio od al meno il benevolo consenso della Francia. Ma non solo, limperatore avrebbe dovuto superare l'opposizione dei legittimisti e dei clericali francesi all'unità italiana.
Povero Garibaldi dopo aver dedicato la vita alla riunificazione dItalia si trovava di fronte a problemi che neppure lui poteva risolvere. Gli accordi segreti tra Cavour e Napoleone, seppur alquanto nebulosi, andavano rispettati e sul piatto della bilancia lItalia aveva ottenuto molto di più di quanto avrebbe dovuto concedere. Ma ciò non giustifica larroganza francese che come sempre ha fatto valere diritti che non aveva e che ha approfittato della debolezza della nascente nazione italiana.
Purtroppo lItalia ha spesso ceduto le sue terre per meri accordi politici, sacrificando popolazioni che hanno perduto ogni avere per scegliere di vivere in Italia. Naturalmente i governi dellepoca ben si son guardati dal risarcire chi, per amore della propria patria, aveva abbandonato terre ormai divenute straniere.
La vita di Garibaldi percorre parallelamente le vicissitudini della sua città natale. Lattaccamento al futuro della sua Italia stride terribilmente con la sorte di Nizza.
Forse dovremmo approfondire i motivi che ci hanno privato di tante terre italiane e che lindifferenza o linteresse di molti politici ci ha fatto passare come eventi marginali della nostra storia.