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editoriale
una vita in vacanza

AGGIORNAMENTO

di Teddy Martinazzi

Nel panorama politico-istituzionale italiano c’è una notizia confortante: i lavori della Camera dei deputati saranno sospesi per sedici giorni, fino a domenica 23 agosto, per cui i nostri deputati potranno finalmente andare in vacanza.

Non è che, in realtà, complice il Covid-19, in questi mesi i deputati abbiano combinato un granché, anzi; ma la speranza è che almeno trascorrano le vacanze in Italia e non seguano il cattivo esempio di un politico emergente del PD, beccato in un’isola spagnola in compagnia della moglie, giornalista di successo.

I politici in vacanza in Italia darebbero un piccolo segnale di speranza ai nostri operatori turistici spesso al collasso, dato che, non solo per i doverosi distanziamenti, ma soprattutto per la crisi economica, molti dei loro potenziali clienti passeranno agosto in mutande davanti al televisore, forse confortati da un bicchiere di birra gelata in mano.

Per il resto, nihil novi sub sole. Anche quest’anno è passato l’anniversario della strage di Bologna senza che siano stati ancora resi pubblici diversi documenti secretati quaranta anni fa, così come tanti altri riguardanti accadimenti che hanno segnato la storia della Repubblica. I genitori di Ilaria Alpi si sono battuti fino alla fine dei loro giorni affinché fosse fatta luce su quanto veramente avvenne, e soprattutto perché e con la complicità di chi, a Mogadiscio, quel giorno di ventisei anni fa.

Laura Boldrini, allora Presidente della Camera, a Milano, in occasione della ricorrenza del 25 Aprile, nel 2013 annunziò solennemente: “Mi unisco a chi chiede l'abrogazione completa e definitiva del segreto di Stato per i reati di strage del terrorismo, perché in un paese civile verità e giustizia non si possono né barattare né calpestare”.

Un anno dopo, l’allora premier Matteo Renzi emanò una direttiva che sembrava rivoluzionaria, perché declassificava migliaia di documenti su decenni di misteri italiani; peccato che i documenti resi pubblici in nessun caso abbiano fatto chiarezza su alcunché.

Sono passati anni e nulla è cambiato; non solo, ma il segreto di Stato è stato apposto addirittura sui verbali delle riunioni del comitato tecnico-scientifico che ha dato l’input al Presidente del Consiglio per mettere agli arresti domiciliari, perché altro non è stato, sessanta milioni di italiani. La Fondazione Einaudi aveva fatto ricorso contro la decisione al TAR del Lazio, vincendolo, ma Conte ha fatto ricorso con carattere d’urgenza, tramite l’Avvocatura, al Consiglio di Stato, per impedire che i verbali vengano resi pubblici. Se ne riparlerà, se tutto va bene, il dieci settembre.

Ora, si potrebbe anche comprendere, anche se non giustificare, che la Presidenza del Consiglio possa apporre il segreto ad alcuni suoi atti se, a suo parere, la pubblicazione potrebbe provocare problemi politici gravissimi, anche a livello internazionale. Il perdurare del segreto non è comunque giustificabile per fatti accaduti decenni fa, con protagonisti, comprimari e comparse in larga misura ormai deceduti; ma che il segreto di Stato sia invocato per i verbali delle riunioni di un comitato tecnico sembra francamente troppo, anche senza ricordare che i Cinque Stelle sono andati al potere in nome della trasparenza e che Conte sia stato definito “avvocato del popolo”.

Il popolo non si aspetta grandi cose, soprattutto quando per popolo si definiscono alcune famiglie che hanno problemi nel conciliare il pranzo con la cena. Il popolo, però, avrebbe diritto, in mutande davanti al televisore perché di più non può permettersi, di conoscere il perché siano state prese certe decisioni e non altre, soprattutto perché queste decisioni gli hanno cambiato il presente e l’avvenire.

AGGIORNAMENTO:
LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO HA DESECRETATO MOLTI DOCUMENTI SUL LOCKDOWN, DAI QUALI SI EVINCE CHE GIUSEPPE CONTE NON HA MINIMAMENTE TENUTO CONTO DEL PARERE DEL COMITATO TECNICO-SCIENTIFICO NEL PRENDERE DECISIONI COSÌ IMPORTANTI PER IL PRESENTE ED IL FUTURO DELL’ITALIA.
I DOCUMENTI RIGUARDANTI IL MANCATO LOCKDOWN DI ALZANO LOMBARDO E DELLA VAL BREMBANA, OGGETTO DI INCHIESTA DELLA MAGISTRATURA, NON SONO STATI RESI PUBBLICI.

articolo pubblicato il: 03/08/2020 ultima modifica: 18/08/2020

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