torna a "LaFolla.it" torna alla home page dell'archivio contattaci
cerca nell'archivio




ricerca avanzata


Google



contattaci

ingrandisci o rimpicciolisci il carattere del testo

attualità
il male oscuro
di Carla Santini

L'ipocondriaco è apparso diverse volte nella letteratura, raggiungendo la perfezione di personaggio teatrale ne "Il malato immaginario" di Molière e di straordinario io narrante ne "Il male oscuro", il capolavoro di Giuseppe Berto. L'ipocondriaco è una persona comune, per altri versi tranquilla e normale, che porta dentro di sé un"male oscuro" che non disturba gli altri, se non i propri familiari e il suo medico di famiglia.

In psichiatria è classificata tra i disturbi somatoformi, insieme all'isteria, al dolore psicogeno ed alla convinzione di avere una malformazione fisica. Episodicamente chiunque può avere momenti di convinzione e timore di essere ammalato, soprattutto in periodi di stress o di caduta dell'umore; l'ipocondriaco è invece un vero malato mentale che paradossalmente può ammalarsi più facilmente degli altri perché vive in una situazione di ansia continua che non contribuisce al rafforzamento delle condizioni generali del corpo. La malattia condiziona per anni la vita del soggetto colpito, privandolo dell'allegria e della serenità, togliendogli concentrazione sul lavoro, ponendogli una serie di costrizioni, alimentari, sportive, di svago, costringendolo a stare continuamente concentrato sul proprio corpo, nella percezione di sintomi che dal soggetto normale vengono percepiti come lievi fastidi passeggeri.

Statistiche precise sulla diffusione dell'ipocondria non ce ne sono, perché il malato non accetterebbe mai una diagnosi del genere, convinto com'è, nonostante inutili peregrinazioni tra cliniche e specialisti, di avere tutt'altra malattia, spesso di carattere cardiologico o gastroenterologico, ma sembra che un'alta percentuale si abbia tra gli anziani, specialmente donne. Il termine greco ipocondria significa letteralmente "sotto l'ipocondrio", ovvero sotto le cartilagini nella zona dell'alto addome, al di sotto del torace. Nell'antichità si pensava infatti che derivasse da un'affezione della milza. Oggi si sa che la milza non c'entra affatto, ma il termine è rimasto. Se si tratta di una situazione transitoria (accade spesso alle matricole di medicina) non è ipocondria; si tende adesso a parlare anche di ipocondria primaria per definire l'ipocondria pura, quando non è associata ad altre patologie, quali depressione, schizofrenia, nevrosi. L'ipocondriaco primario non trova giovamento dalle cure cui si sottopone (nè potrebbe trovarlo, dato che la malattia accusata è immaginaria). Ultimamente in molti ospedali sono state create strutture dove infermieri professionali si limitano ad ascoltare e ad assecondare il paziente, lasciando ai medici tempo per incombenze legate a patologie reali. Sembra che questi infermieri ascoltatori abbiano riscontrato un grande successo tra gli ipocondriaci che in molti casi, sentendosi seguiti assiduamente ed amorevolmente, superano o quantomeno mitigano gli stati d'ansia derivanti dall'ipocondria.

Commenta Manda quest'articolo ad un amico Versione
stampabile
Torna a LaFolla.it