Le sardine si sono rifatte vive, a piazza del Popolo, a Roma, dopo un periodo di silenzio, per prendere parte alla grande manifestazione di protesta per la morte di George Floyd e, già che c’erano, per richiedere lo jus soli.
La manifestazione è stata accolta con grande enfasi e simpatia dai grandi mezzi di comunicazione di massa e dagli intellettuali più illuminati. La morte di George Floyd ha indubbiamente commosso tutto l’Occidente, perché è inammissibile che negli USA ci sia ancora tanto razzismo e la gente, a seconda del colore degli occhi, dei capelli e della pelle, ma anche per l’origine dei propri antenati, sia ancora divisa tra WASP, dagos o latinos e blacks. I neri americani si sposano quasi sempre tra di loro, a differenza del Brasile, dove esiste una varietà di colore della pelle che dimostra sicuramente la totale assenza di pregiudizi razziali. Piccola annotazione di carattere linguistico; a differenza degli Stati Uniti, in Brasile non è offensivo il temine negro, ma “preto”, ovvero nero. In Italia, sempre pronta ad accogliere ciò che arriva dagli USA, ci si è affrettati, per il politicamente corretto, a sostituire negro con nero, dimenticando che tale colore nella nostra lingua ha un significato del tutto negativo, a cominciare da “momento nero” e “jella nera”, senza voler tornare molto indietro nel tempo, con i Guelfi neri, che erano quelli più faziosi, o, più recentemente, ai picchiatori neri degli anni Settanta.
Quello che colpisce, in certi commenti, è il modo diametralmente opposto di giudicare le manifestazioni; totale approvazione per le sardine in piazza il 7 giugno e per i giovani partigiani il 25 aprile, tra l’altro nel momento più buio della pandemia in Italia, e molta simpatia per la tanta gente che il 2 giugno, a Codogno, si è accalcata per manifestare il proprio affetto al presidente della Repubblica. Dall’altro lato c’è stata la condanna senza esitazioni dei seguaci del centrodestra che il 2 giugno hanno manifestato pacificamente contro le politiche governative. C’è stato addirittura uno degli ospiti quasi fissi di un famoso salotto televisivo che ha bollato i manifestanti come “sudati”. Probabilmente qualcuno più cicciotto degli altri lo sarà anche stato, ma non si può condannare il diritto di esprimere le proprie convinzioni in base all’odore delle ascelle. Coloro che hanno condannato la manifestazione del 2 giugno sono gli stessi che si affannano a descrivere la destra che vorrebbero, collaborativa, rispettosa e, possibilmente, silenziosa, completamente diversa da quella sudaticcia che sono costretti, loro malgrado, a sopportare. Non appaia strano che esponenti di sinistra descrivano quella che a loro avviso dovrebbe essere la destra ideale; in Italia è nato un movimento di massa come le sardine per protestare contro l’opposizione, probabilmente l’unico Paese al mondo dove una cosa simile possa accadere senza che qualcuno si chieda in quale mondo stia vivendo.
Tornando alla morte di George Floyd, è giustissimo condannarla e male ha fatto il Presidente degli Stati Uniti a non essersi unito alla disapprovazione generale, dando l’impressione che, con un presidente democratico, le cose negli USA andrebbero diversamente, ipotesi tutta da dimostrare. Resta però da fare una considerazione. Le stesse manifestazioni di protesta sarebbe bello vederle, in Italia, contro lo sfruttamento schiavistico di milioni di lavoratori cinesi, contro la crudeltà nei confronti delle donne in certi Paesi musulmani, contro la povertà in cui versano le classi inferiori nella civilissima e spirituale India.
articolo pubblicato il: 08/06/2020 ultima modifica: 19/06/2020