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cultura
i timori di un vecchio democratico
di Piero Pastoretto

Sono un vecchio democratico e come tale non posso che schierarmi a fianco della causa palestinese. Non trovo neppure nessun sofisma né alcuna contraddizione quando condanno da un lato gli attentati suicidi ma poi do ragione a chi li compie. Nel dichiararmi solidale con Israele e contemporaneamente accanto agli antisionisti degli Hezbollah, di Hamas e dell'Intifada, poiché il mio cuore batte per il sacrosanto diritto della nazione palestinese che vede la propria patria invasa e calpestata, che vive miseramente sotto un regime altrui, e deve per giunta sopportarne la diversa religione. Sono un democratico, lo ribadisco, ma sono anche vecchio, e come tutti i vecchi vado soggetto a paure immotivate, ad incubi a occhi aperti nei periodi d'insonnia. Pertanto tutto sommato sarà meglio che io cerchi di liberarmene con una sorta di rimozione psicanalitica anziché ricorrere al solito valium.

I miei dubbi nascono quando, spontaneamente, mi sento schierato con l'antisionismo palestinese, parola oggi molto di moda soprattutto fra i democratici più giovani. Ed ecco che, appena vi penso, mi assale un freddo sudore. Ma non era antisionista anche il nazismo? Già, antisionista e non semplicemente antisemita: perché altrimenti avrebbe perseguitato pure gli arabi anch'essi semiti (e Hitler era uomo da farlo tranquillamente, per esempio, in Africa settentrionale), ed invece lui ed Himmler erano amicissimi del gran Muftì di Gerusalemme ed appoggiarono il colpo di stato antibritannico in Irak. Antisionista dunque, perché perseguitava gli ebrei non in quanto semiti ma in quanto sionisti, cioè partecipi di una sorta di internazionale ebraica che, tra i tanti farneticanti scopi che vi vedeva l'ideologia nazionalsocialista, vi era anche quello autentico di trovare una nuova patria in Israele.

Ora, che i palestinesi siano antisionisti e non antisemiti è cosa ovvia, perché altrimenti dovrebbero essere... anti se stessi. Ma che questo antisionismo stia invadendo anche gli ambienti più oltranzisti ed integralisti del mondo musulmano mi irrita un po'. Ho letto per esempio che in certi ambienti di El Riyad circolano i libri di Rosenberg ed i "testi sacri" del nazismo, e ciò crea qualche problema di coscienza al mio vecchio spirito democratico. Ho visto come certi fin troppo convinti democratici francesi, e non, fino a prova contraria, i naziskin locali, abbiano profanato sinagoghe e cimiteri ebraici, contribuendo forse alla débacle elettorale di Josepin. Ho sentito infine come il variopinto sottobosco di movimenti di estrema destra europei si distingua per l'ardore con cui sostiene il movimento terroristico palestinese. Ed a questo punto mi viene da chiedermi: ma in che mondo mai viviamo? È possibile che un onesto democratico che usa ancora la kefia come sciarpa da passeggio debba vedere la stessa kefia acconciamente agghindata intorno al capo di un nostalgico delle SS? Ovvero, qual è, rispetto alla questione palestinese, la linea di demarcazione tra le politically correct posizioni democratiche e quelle abominevoli dei filo nazisti? Soltanto una più o meno "pelosa" e retorica condanna degli attentati? Non è possibile, ma allora, per grazia di Dio, che qualcuno mi aiuti a districare il nodo di questa matassa e mi ridia le mie antiche certezze democratiche!

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