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la "passione" e la religione letteraria
di Guillermo Juan Morado

Leggendo alcune delle critiche che sono state fatte a "La Passione" di Mel Gibson, mi e' venuta alla mente la distinzione che il Cardinale Newman stabilisce nella sua "Grammatica dell'assenso" tra la "fede reale" e la "religione letteraria". La "fede reale" situa il credente davanti ad un oggetto concreto, davanti ad una storia soprannaturale quasi sceneggiata. La "religione letteraria", che ha timore di muoversi nel reale, da' il suo assenso a nozioni, a concetti, a prodotti della mente.

La "religione letteraria" interessa solamente la ragione e lascia il cuore freddo, poiche' e' incapace di mobilitare le dimensioni dell'umanita' che portano all'azione. La "fede reale", al contrario, ha "occhi, mani e piedi"; vale a dire, incide sulla globalita' della persona, che e' qualcosa di piu' del raziocinio. L'uomo, oltre a ragionare, "vede, sente, contempla e mette in opera".

Mel Gibson ci pone davanti ad un Cristo reale e davanti ad un dramma reale. Il Cristo de "La Passione" ha carne e sangue, si commuove e piange, soccombe nelle sue cadute sotto il peso della Croce e agonizza tormentato dal dolore dei chiodi, con la bocca seccata dalla sete, con il corpo sfigurato dal martirio. Questa carnalita' del Salvatore non venne mai a gusto degli gnostici. La grande tentazione, degli gnostici di ieri e degli "intellettuali" di oggi, e' stata sempre la stessa: svuotare di realta' questa carne per ridurre la figura di Cristo a pura idea, a mera nozione, a illustrazione didattica di un progetto morale o di utopia di solidarieta' tra gli uguali. Ma il Cristo si nega a dimorare nella repubblica delle costruzioni mentali. Egli pianto' la sua tenda tra noi e fece della carne la cerniera della salvezza: "Caro credo salutis".

Una rappresentazione "letteraria" della Passione del Salvatore si converte in un eccellente tema di conversazione, in un argomento interessante per le conversazioni dei dotti, in un pretesto per redigere un saggio erudito. Una rappresentazione "reale" della Passione ci fa pensare, ma ci commuove anche, scuote la nostra immaginazione, sveglia i nostri affetti e puo' cambiare in qualcos'altro la nostra vita. E li', nell'incidenza sulla vita personale, si traccia la linea divisoria tra l'accettabile e il ripudiabile. E' un Cristo scomodo se ci minaccia di passare questo confine, se segna il passaggio dalla nozione alla realta', se ci viene incontro sulla Via Crucis e ci invita a portare con Lui, sia pure solo per un poco, il pesante e leggero carico della Croce.

L'allergia degli gnostici di ieri e degli "intellettuali" di oggi e' allergia all'Incarnazione e a quella conseguenza comoda dell'Incarnazione che e' la Croce. Cristo e' scomodo, nella misura in cui Dio si fa vicino in Lui, troppo vicino al nostro mondo, eccessivamente identificato nel nostro destino. Ammettendo Dio, ammettiamolo tutt'al piu' come un "totalmente Altro", come un'idea, come qualcosa di lontano, come un tema di conversazione, ma, questo si', esiliato dalla nostra terra, ad anni luce dalla nostra carne e dal nostro sangue. I ritratti "intellettuali" di Gesu' sono sempre stati autoritratti dei loro autori: il predicatore morale dei razionalisti, la personificazione dell'umanita' degli idealisti, l'artista della parola degli esteti, l'amico dei poveri dei socialisti... Come ha scritto A. Schweitzer, in definitiva il Gesu' reale "passo' alla larga dalla nostra epoca", riducendosi ad essere convertito in pura idea.

La scandalosa vicinanza di Dio, la sfida alla ragione istruita che schematizza la concreta universalita' del Verbo incarnato, ci si presenta davanti in tutta la sua nuda crudezza com una provocazione alla nostra liberta': "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Matteo, 16, 24).

Mel Gibson, come gli artisti in tante occasioni, ci ha avvicinato la figura di Cristo nella sua carnalita' rivelatrice e redentrice. E leggendo tanti critici, gnostici di ieri e "intellettuali" di oggi, abbiamo ricordato le parole di San Giovanni: "Ogni spirito che riconosce in Gesu' il Cristo venuto nella carne e' da Dio; ma ogni spirito che non confessa Gesu', non e' da Dio, ed e' quello dell'Anticristo".

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