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cultura
vivir para contarla

Usciranno presto anche in italiano le memorie del premio Nobel Gabriel García Márquez, familiarmente chiamato Gabo dai suoi milioni di lettori. Per adesso, gli estimatori particolarmente curiosi possono leggerle in castigliano, in quanto il libro, intitolato "Vivir para contarla", è appena uscito nei paesi di lingua spagnola. Márquez narra la propria vita non solo con lo stile del grande scrittore, ma inquadrandola in un certo senso in quel realismo magico che pervade la sua opera. Il suo realismo magico non è una semplice scelta stilistica ma un modo di guardare alla realtà da un punto di vista particolare, quello della gente ingenua che popola i suoi libri, "cent'anni di solitudine" in primis. La vita di Gabo fu molto difficile agli inizi; quando gli fu pubblicato il primo racconto non aveva nemmeno i soldi necessari per comprarsi una copia del giornale. Oggi, ricchissimo, con milioni di copie dei suoi racconti vendute in tutto il mondo, a settantacinque anni confessa che da giovane era convinto di morire di fame, avendo abbandonato gli studi di diritto per dedicarsi ad un giornalismo squattrinato (per un certo periodo dormì nella cantina di un giornale), bevendo e divertendosi in attesa di una morte precoce. L'idea del suo primo romanzo gli venne da un viaggio fatto a 23 anni in compagnia della madre per vendere una casa (fu in quella occasione che la madre scoprì che lo "studente modello" si occupava di tutt'altro che di codici e pandette e fu anche in quell'occasione che decise di vivere dei suoi diritti d'autore. Purtroppo per lui i primi arrivarono solo molti anni dopo, quando era già ultraquarantenne.

Da bambino aveva grossi problemi con la lettura, fino a che, dopo aver letto il Chisciotte con lo stesso spirito con cui si ingurgita un purgante, lo apprezzò a tal punto da conoscerne interi capitoli a memoria. Le troppe letture influirono anche sulla sua salute (o almeno così sentenziò un medico). Con l'ortografia ebbe problemi anche dopo, tanto che i correttori di bozze gli facevano notare con noncuranza che "inavvertitamente" aveva scritto erroneamente alcune parole.

Le memorie si fermano al 1955, quando, in seguito ad un suo lungo e severo articolo, fu costretto ad abbandonare in fretta e furia la natìa Colombia per rifugiarsi in Europa.

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