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attualità scientifica
seno sano senza chemio
di Vittoria Martinelli

La maggioranza delle donne che soffrono di cancro al seno si sottopone a chemioterapia, ma recenti studi dimostrano che in certe pazienti funzionano maglio i trattamenti ormonali. Nonostante nausee e perdite di capelli siano effetti collaterali temporanei della chemio, si rilevano altri effetti, quali la menopausa precoce e la perdita di memoria, e in certi casi altri ancora più gravi e permanenti, quali affezioni cardiache e leucemia. La scelta tra chemio e trattamento ormonale non si pone quando il cancro ha attaccato i noduli linfatici e la chemioterapia salva la vita. Quando i noduli non sono stati attaccati dalla malattia il trattamento chemioterapico può essere sostituito con quello ormonale. Diversi studi dimostrano che la chemio è più produttiva sulle donne più giovani, altre ricerche si basano sul fatto che, essendo l'ottanta per cento dei tumori al seno imputabili all'estrogeno, gli inibitori dell'estrogeno come il tamoxifen possono avere gli stessi risultati della chemio. Un'altra opzione è quella di sopprimere la produzione di estrogeno tramite l'estirpazione chirurgica delle ovaie o con il blocco di queste mediante radiazioni o medicinali. Il farmaco usato prevalentemente è il tamoxifene, ma sta prendendo piede il toremifene, che presenta minori effetti collaterali; in fase sperimentale si sta utilizzando il raloxifene (appartiene alla famiglia degli altri due) che sembra sia ancora migliore. L'ultima tecnica per il trattamento del tumore al seno in fase avanzata è quella dell'autotrapianto; in questa terapia è necessaria la presenza di un fratello donatore di cellule. Le procedure chirurgiche attuate per l'eliminazione del tumore alla mammella sono la mastectomia e la quadrantectomia. La prima consiste nella asportazione per intero del seno, mentre la seconda fu proposta da Veronesi nell'81, in un articolo pubblicato sul New York Times riguardante uno studio del New England Journal of Medicine. Tale tecnica, inizialmente ritenuta impossibile e priva di fondamento dalla comunità scientifica ed ora accettata, si basa sulla rimozione di una parte del seno insieme alla cute soprastante, a condizione però che il tumore sia di piccole dimensioni e focalizzato in un solo punto. Ciò non incide indubbiamente sulla femminilità della donna, o almeno non lo fa in modo così evidente come per la mastectomia. Quella proposta da Veronesi è una teoria basata sul minimo trattamento efficace in contrapposizione a quella del massimo trattamento tollerabile da un paziente: il massacro terapeutico è talvolta più nocivo e dannoso del tumore stesso. La cosa più importante da rispettare dopo aver subito una operazione alla mammella è quella di sottoporsi a controlli periodici; alcuni di questi sono ineludibili dopo la fine della chemioterapia, altri sono a discrezione del senologo di fiducia. I primi sono le visite cliniche di controllo, la mammografia ad un anno dall'intervento, l'analisi per la rilevazione dei marcatori tumorali, mentre il medico può richiedere la scintigrafia ossea, la radiografia del torace, l'ecografia epatica, la tomografia ad emissioni di positroni, la risonanza magnetica e la tac (tomografia assiale computerizzata) di tipo total body.

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