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cronache
Messico e nuvole

Esattamente dodici anni fa nasceva in un Messico che da una settantina di anni aveva dimenticato le rivoluzioni che l'avevano percorsa ai tempi di Pancho Villa ed Emiliano Zapata il movimento che un paio di anni dopo doveva trasformarsi nella guerriglia zapatista. Il Messico sembrava aver dimenticato non solo i sommovimenti ottocenteschi, Benito Juarez e l'effimero imperatore fornito da casa d'Asburgo, ma anche i turbolenti inizi del novecento (escludendo il movimento studentesco alla fine degli anni sessanta e i moti di piazza delle Tre Culture); è ininterrottamente al potere da un'ottantina di anni il Partito Rivoluzionario Istituzionale, una contraddizione in termini. In questa nazione apparentemente tranquilla il 12 ottobre 1992, in occasione delle manifestazioni per il cinquecentesimo anniversario della Scoperta dell'America, una protesta contro i "Conquistadores" si tramutò in protesta contro il governo messicano. Quindici mesi dopo sorse ufficialmente l'esercito zapatista di liberazione nazionale (EZLN). La marcia di protesta era stata infatti organizzata come prova del fuoco per vedere come e quanto i messicani avrebbero risposto alla chiamata del subcomandante Marcos (subcomandante, perché a suo dire, il comandante è il popolo).

Più di due anni prima che nel Chiapas scoppiasse la guerra civile (il primo gennaio 1994) dodicimila uomini e cinquemila donne marciarono sulla città di San Cristóbal de las Casas. Alla fine della giornata fu distrutta la statua del conquistatore spagnolo Diego de Mazariegos, fondatore della città nel 1528. Chiaramente il bersaglio non era Diego de Mazariegos, defunto da più o meno mezzo millennio, ma i governanti di Città del Messico che avevano ignorato le condizioni di miseria degli indios e alcune leggi in discussione, come quella di riforma delle proprietà demaniali e il trattato di Libero Commercio nordamericano.

Il Messico si è allineato così ad altre nazioni latino-americane nella triste esperienza di avere la guerriglia in casa. D'altronde la guerriglia è, con i colpi di stato, una costante del Sud America, dove generali golpisti e contadini in armi cercano di risolvere a loro modo le questioni politiche; uno "sport" iniziato poco dopo che Simón Bolívar portò diverse nazioni all'indipendenza.

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