E' così strana questa crisi della FIAT, non riesco a spiegarmela. Si sbandiera ai quattro venti, si pubblicizza come un prodotto da vendere, come se non si sapesse che così facendo si tagliano le gambe ad un mercato già traballante; le auto FIAT da circa dieci anni non sono più competitive e i modelli, a parte qualche rara eccezione, sono fuori dal mercato. Possibile che i vertici aziendali non si siano accorti che il "parco macchine" andava rinnovato con idee originali e moderne? Perché la Mercedes, la BMW hanno conquistato fette di mercato? Perché ne hanno capito le esigenze ed hanno prodotto auto che vanno incontro al gusto degli acquirenti. Troppi interrogativi si pongono. Questa crisi senza precedenti ha l'aspetto, neppur molto nascosto, di un "affaire" studiato a tavolino. Quel che è peggio un "affaire" che ha radici lontane. L'acquisto dell'Alfa Romeo, ( fu veramente un acquisto? ) per farla praticamente sparire dal mercato, tradendo, con macchine quasi sempre improponibili e "marchiate" FIAT, una affezionatissima e appassionata clientela; la Lancia, macchina di classe e di prestigio, famosa per la qualità e le rifiniture, abbandonata a rango di macchina anonima e senza più le qualità che l'avevano resa famosa; l'accordo con la Nissan, mai decollato veramente, la produzione di auto già destinate all'insuccesso sul mercato: tutto questo non fa pensare? Si tratta di un vertice aziendale cieco o c'è qualcosa che non quadra ? Si chiude lo stabilimento di Termini Imerese, lasciando nella disperazione migliaia di impiegati ed operai. Per gli altri stabilimenti si ricorre alla cassa integrazione a tempo determinato, il che garantisce una prospettiva futura. Perché tutto ciò? Perché chiudere uno stabilimento al sud significa scatenare una rivolta popolare, la rivolta di chi non ha alternative....una rivolta che si fa sentire e che pretende disperatamente una risposta.
Tante altre volte la FIAT è ricorsa alla cassa integrazione, con l'aiuto di governi compiacenti, sottraendo immense risorse al paese, gravando sulle spalle degli altri lavoratori italiani senza per questo enfatizzare e drammatizzare la situazione negativa, facendola passare per situazione congiunturale e non definitiva. Oggi si ha l'impressione di essere di fronte ad un perfido ricatto nei confronti del governo. Se si fosse trattato di una delle tante crisi simili al passato, la cassa integrazione avrebbe tacitato le pur sacrosante lamentele dei lavoratori, facendo rientrare tutto in una situazione di allarme sotto controllo, gestita. Chiudere uno stabilimento al sud significa voler deliberatamente scaricare per intero il problema sulle spalle altrui. Quale è il fine ultimo, l'obbiettivo della FIAT? Questo interrogativo non fa presumere nulla di buono. Quali sarebbero le prospettive future di una casa automobilistica così "sputt..."? Se andasse in porto la ristrutturazione programmata dalla FIAT e dalle banche, con relativo licenziamento di migliaia di persone, quale sarebbe l'immagine sul mercato della nuova azienda? Forse nella manica ha il modello di un auto rivoluzionaria che travolge la concorrenza e la riporta ai vertici mondiali del mercato? Questa vicenda dà la sensazione di un brutto gioco consumato sulle spalle dei lavoratori gettando in mare il prestigio dell'industria italiana nel mondo. Speriamo che non sia il preludio di una grande fuga con il "malloppo". Del resto negli ultimi anni ai vertici del management non è stato proposto il non plus ultra. Tutto calcolato? Tutto preordinato? Il mese di novembre forse ci farà capire come realmente stanno le cose. Al momento vi è un grosso disagio nel pensare che la spina dorsale dell'industria italiana ha bisogno delle raccomandazioni di Bertinotti a Berlusconi per scongiurare l'irreparabile. E la famiglia Agnelli?