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opinioni
de iure belli ac pacis
di Piero Pastoretto

Un tempo, quando - come diceva Leopardi - l'umanità si nutriva di belle favole, esisteva la guerra giusta e la guerra ingiusta. Ma adesso è tutta roba sorpassata e demodé come se ci fosse qualcuno che ancora dice Deus vult, o Allah u akhbar, oppure Gott mit Uns: quelle belle formule cioè, per cui il nemico era per definizione "un vil marrano" od "un cane infedele", ma comunque sempre un individuo assai spregevole che si meritava una sacrosanta morte. Oggi, la sensibilità occidentale è molto cambiata e l'opinione pubblica, specialmente quella italiana, giudica nella sua assoluta maggioranza la guerra, anche quella omerica delle rane contro i topi, ingiusta e basta. Indubbiamente a creare tale nuovo sentimento di ripulsa tra la fine del XIX ed il XX secolo hanno contribuito le ideologie di sinistra. Non che queste ideologie, quando hanno conquistato il potere in qualche parte del mondo, si siano guardate bene dall'usare lo strumento della guerra, anzi; semplicemente hanno fatto intendere che le loro non erano guerre (perché solo il capitalismo è per definizione guerrafondaio), ma delle rivoluzioni, dei movimenti di liberazione, od al massimo degli aiuti ai popoli oppressi. Le quali cose, a ben vedere, sono delle scuse altrettanto meschine di quelle inventate anche dai "paesi cattivi" per le loro guerre "sporche".

Per quanto mi riguarda non applicherei un giudizio giuridico (giusto - ingiusto) al fenomeno guerra, più di quanto non darei un valore etico (buono - cattivo) al fenomeno terremoto od eruzione vulcanica. Per me le guerre si dividono in utili ed inutili, e quelle inutili possono essere benissimo definite stupide od addirittura idiote. Soltanto con l'abbandono del concetto di guerra ingiusta si possono evitare delle contraddizioni e dei paradossi dai quali altrimenti non si esce.

Uno di questi, il più semplice, è che se tutte le guerre - ripeto, ogni tipo di guerra, se un giudizio universale affermativo ha ancora questo valore - sono ingiuste, allora la colpa di queste ricade sull'aggredito che non cede, come dovrebbe per amore della pace, alla minaccia di violenza del potenziale aggressore. Non mi risulta però che ci siano mai state manifestazioni popolari contro i talebani, che non hanno voluto consegnare Bin Laden, e neppure contro Saddam Hussein che non apre le porte dei siti sospetti e dei palazzi presidenziali alle ispezioni delle Nazioni Unite. Eppure, a rigore di logica, sarebbero bastati questi due atti di buona volontà per scongiurare un conflitto tutto sommato ancora in corso, ed un conflitto con buone probabilità di deflagrare a breve termine.

In secondo luogo si accusano le potenze occidentali, il G8 (anzi, ormai G9) e la NATO di intervenire soltanto sulle aree geografiche che suscitano i loro appetiti economici, mentre si disinteressano di altre zone dove pure si combattono conflitti sanguinosissimi con centinaia di migliaia di morti. Il ragionamento presenta un errore: se la guerra e l'intervento armato sono ingiusti per definizione, allora è una fortuna che l'egoismo capitalistico salvi quei popoli dagli orribili bombardamenti occidentali che tante vittime mietono tra i civili. Ed ho il sospetto che anche i nostri pacifisti ben lo sappiano in quanto, se la diplomazia fa finta di non vedere e di non sapere, anch'essi si guardano dal protestare per le "guerre dimenticate". In ultimo, un dubbio mi punge senza che riesca a trovare una soluzione. Dato per accettato che la guerra è assolutamente da evitare, perché tale giudizio non investe anche il periodo 1939-1945? Ciò mi lascia interdetto, perché sembra che anche i pacifisti della prima e dell'ultima ora ripetano i soliti triti giudizi a giustificazione di questa guerra che invece si affannano a smontare in tutte le altre occasioni. Possibile che in tutta la storia dell'umanità, soltanto la risposta a Pearl Harbour sia stata sacrosanta, ma mai e poi mai quella all'attacco dell'11 settembre? E perché non condannare l'intervento anglo francese contro la Germania che aveva invaso la Polonia, e biasimare quello dell'ONU per l'occupazione del Kuwait? E perché continuare con la favola che gli Stati Uniti sono sbarcati in Europa per salvare la nostra libertà, mentre ciò non vale per il Viet Nam, la Bosnia od il Kossovo? Insomma, se si vuole uscire elegantemente da questi paralogismi, bisogna rassegnarsi a dividere le guerre in utili e inutili. La seconda mondiale fu utile, nonostante i suoi milioni di morti. Quella possibile, anche se soltanto virtuale, in Iraq, non lo so; e ciò anche se provocasse un solo ferito lieve.

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