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la parola magica
di Ada

Una volta partecipai, regolarmente invitato, ad un'assemblea politica e vi andai probabilmente solo per curiosità. Si dovevano discutere alcune proposte di legge per ridare vita e visibilità all'opposizione da tempo addormentata dietro una linea d'assoluto diniego di qualsiasi iniziativa del governo di allora. Timidamente il presidente dell'assemblea dette la parola ai proponenti che si dilungarono per oltre un'ora su vari progetti che furono accolti, ed erano poi sufficientemente validi, da un assoluto ed assordante silenzio. Mi chiesi se per caso avessi sbagliato data e orario o se fossi capitato in un'altra riunione, ma all'improvviso mi resi conto che non avevo frainteso quando uno degli oratori pronunciò la parola Vietnam: l'assemblea si vivacizzò di colpo, moltissimi chiesero la parola, applausi e dissensi (pochi) caratterizzarono i concetti, si fa per dire, espressi a ruota libera e si trascorse così piacevolmente la serata. Nessuno parlò più delle proposte di legge e il presidente concluse mandando tutti a casa. Sono passati tanti anni, ma nulla è cambiato. Anche ora in qualsiasi riunione politica non si arriva mai al sodo, specie da parte dell'opposizione e alla fine, se del caso, si rinvia ogni decisione, non senza aver pronunciato da parte di qualche oratore più avveduto la parola magica che serve a galvanizzare ed eccitare l'assemblea : vi chiederete se si tratta di terrorismo, di inflazione, di conti pubblici che non tornano macché, basta dire " Berlusconi" ed il gioco è fatto.

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