Il discorso del Papa a Montecitorio è stato riportato da diversi quotidiani, per cui sarebbe del tutto inutile riproporlo qui integralmente. I punti salienti sono moltissimi, in un discorso denso di concetti, così come gli spunti per future discussioni, politiche e non solo.
Dopo un omaggio all'Italia e alla sua civiltà e un breve excursus sui rapporti tra Santa Sede e Nazione, il discorso è entrato nel vivo delle problematiche attuali, con il richiamo agli inalienabili diritti dell'uomo. "Ben lungi dall'essere affermazioni astratte, questi diritti - ha affermato il Papa - ci dicono anzi qualcosa di importante riguardo alla vita concreta di ogni uomo e di ogni gruppo sociale. Ci ricordano che non viviamo in un mondo irrazionale o privo di senso, ma che, al contrario, vi è una logica morale che illumina l'esistenza umana e rende possibile il dialogo tra gli uomini e tra i popoli".
Per quanto riguarda la solidarietà, il Papa ha affermato: "Essa ha profonde radici nell'animo e nei costumi del popolo italiano e attualmente si esprime, tra l'altro, in numerose e benemerite forme di volontariato. Ma di essa si avverte il bisogno anche nei rapporti tra le molteplici componenti sociali della popolazione e le diverse aree geografiche in cui essa è distribuita". Per quanto concerne l'attività politica, il Papa ha rimarcato l'importanza dei valori, perché "Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia". Quanto alla crisi delle nascite, "La cruda evidenza delle cifre costringe a prendere atto dei problemi umani, sociali ed economici che questa crisi inevitabilmente porrà all'Italia nei prossimi decenni". Per quanto riguarda la cultura e la scuola, "L'uomo vive di un'esperienza autenticamente umana grazie alla cultura" e "una Nazione sollecita del proprio futuro favorisce lo sviluppo della scuola in un sano clima di libertà e non lesina gli sforzi per migliorarne la qualità, in stretta connessione con le famiglie e le componenti sociali". Il passaggio più atteso era quello sulle carceri "nelle quali i detenuti vivono spesso in condizioni di penoso sovraffollamento. Un segno di clemenza verso di loro mediante una riduzione della pena costituirebbe una chiara manifestazione di sensibilità, che non mancherebbe di stimolarne l'impegno di personale ricupero in vista di un positivo reinserimento nella società". Quanto all'integrazione europea, "È quindi necessario stare in guardia da una visione del Continente che ne consideri soltanto gli aspetti economici e politici o che indulga in modo acritico a modelli di vita ispirati ad un consumismo indifferente ai valori dello spirito", mentre sulla pace e il terrorismo il Papa ha affermato: "Purtroppo le speranze di pace sono brutalmente contraddette dall'inasprirsi di cronici conflitti, a cominciare da quello che insanguina la terra Santa. A ciò si aggiunge il terrorismo internazionale con la nuova e terribile dimensione che ha assunto, chiamando in causa in maniera totalmente distorto anche le grandi religioni". Dopo essersi augurato "che l'amata Nazione italiana possa continuare, nel presente e nel futuro, a vivere secondo la sua luminosa tradizione", il Papa ha concluso con un "Dio benedica l'Italia".
È difficile, anche per il laico meno propenso ad ascoltare la parola di Karol Woityla, non trovarsi d'accordo con queste parole.