Il 12 ottobre scorso, sotto gli auspici del Comune di Foligno e con il patrocinio della Regione Umbria, l'associazione Wunderkammern di Spello ha inaugurato con un convegno una mostra dal titolo "Il tempo spazio dell'immagine - Viaggio nel diritto all'immagine". La mostra ha avuto luogo nel magnifico Palazzo Trinci di Foligno.
L' associazione Wunderkammern (letteralmente "camera delle meraviglie") promuove da anni, in vario modo, artisti che hanno fatto della sperimentazione il nucleo profondo della propria ricerca linguistico-concettuale, legata in special modo alla rielaborazione dell'immagine. Questi artisti, soprattutto grazie all'impegno di Franco Ottavianelli che anima il progetto con il proprio entusiasmo, hanno assunto come motivo di fondo della propria proposta artistica "un invito alla riflessione sui rapporti tra privacy, esibizionismo e voyeurismo culturale nell'arte".
La preparazione della mostra è avvenuta in un modo complesso e singolare, attraverso la raccolta di immagini operata da una videocamera invisibile che aveva ripreso, nel corso dei mesi di giugno e di luglio, un pubblico intento a guardare altre immagini proiettate in quel periodo da un monitor installato nell'Ufficio del turismo di Foligno, Queste ultime immagini illustravano, in modo apparentemente casuale, avvenimenti e luoghi di grande valenza simbolica e quindi risultavano capaci di attirare l'attenzione dei passanti, immediatamente trasformati in spettatori. Va precisato che le immagini così proiettate derivavano da altre, raccolte in vari luoghi e momenti in tutto il mondo, da telecamere tra loro del tutto indipendenti.
Le immagini registrate dalla videocamera di Foligno illustranti spettatori intenti, come si è detto, a guardare altre immagini, sono state poi elaborate con i mezzi dell'arte "digitale" dagli artisti del gruppo. Ne sono nate opere fortemente indipendenti dalle immagini di partenza ed altamente personalizzate da ciascuno degli artisti intervenuti.
Nel proporre questo materiale, gli artisti ed il critico Giorgio Bonomi, curatore della mostra, si sono posti il problema del diritto all'immagine, carpito a spettatori ignari per trarne opere che, pur se indipendenti dai soggetti, sono state strutturate sulle loro immagini personali.
Il dibattito sorto in sede di presentazione della mostra si è rivelato, ovviamente, vastissimo. Accanto alle "manipolazioni" dell'immagine operate dagli artisti e che possono servire, in definitiva, a rendere le persone più sensibili ed accorte sull'utilizzo che può essere fatto del loro, più o meno ingenuo, esibizionismo-voyeurismo, vanno poste quelle, assai più strumentali, operate ogni giorno in tutto il mondo per fini commerciali o di controllo della persona.
Nel nostro mondo il "grande fratello" orwelliano è diventato dunque realtà, benché non sia, come ben vediamo oggi, un'entità unica e coordinata ma una serie di soggetti operanti attraverso mille occhi diversi e per scopi separati, per fortuna ancora non riconducibili ad un unico disegno di controllo globale della persona. Questa considerazione non rende il pericolo di cancellazione della nostra privacy meno reale e preoccupante, anzi ci impone una più matura riflessione su questi temi che gli artisti, con la loro sensibilità, hanno colto, come sempre, prima degli altri..