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arte e mostre
altri capolavori al Museo Bargellini
di Michele De Luca

Inaugurato meno di tre anni fa, il Museo d'Arte delle Generazioni Italiane del Novecento, che ha sede nell'antico silo granario di Pieve di Cento (Bologna), rappresenta ormai un'importante realtà nel nostro panorama museale dedicato alla creatività artistica del secolo appena trascorso, caratterizzato da una vitalità veramente rigogliosa e dalla presenza di firme prestigiose, le quali hanno contribuito non poco a stimolare il rinnovamento del linguaggio, delle nozioni espressive e delle tecniche, dando al mondo più di quanto forse venga loro comunemente riconosciuto.
Nata dal forte impegno e dal grande interesse per l'arte dell'imprenditore pievese Giulio Bargellini, fondatore dell'Ova ed attento collezionista, la struttura, posta al centro del triangolo industriale costituito da tre grandi città d'arte - Bologna, Modena e Ferrara - fin dalla sua apertura si è proposta come un centro multimediale che, intorno alle collezioni permanenti, ha promosso molteplici esposizioni ed attività interdisciplinari. Il 23 novembre, nella cornice festosa della "Quarta Giornata dell'Artista", che ha riunito un foltissimo numero di artisti, critici ed "addetti", è stata inaugurata la mostra dedicata alle "Acquisizioni 2000 - 2002 per le collezioni permanenti del museo" (accompagnata da un catalogo pubblicato dalle Edizioni Bora di Bologna), che dà conto dei più recenti arricchimenti della già doviziosa raccolta, che negli ultimi due anni si è accresciuta con importanti arrivi.
Tra questi, sono da segnalare innanzitutto quattro splendidi fogli di Umberto Boccioni realizzati tra il 1912 e il 1916 ("Studio di bottiglia e bicchiere", "Testa + luce + materia", "Studio per ritratto virile" e "Natura morta + volto"), recentemente venuti alla luce e destinati - come ci dice il direttore artistico del museo, Giorgio Di Genova - ad arricchire "il corpus della produzione del capofila del Futurismo a cui si devono i fondamentali apporti sia teorici che operativi all'edificazione della pittura futurista prima e della scultura futurista poi, il cui Manifesto tecnico della scultura futurista da lui stilato nel 1912 ha spalancato la strada a quella rivoluzione delle concezioni plastiche a cui l'intera scultura internazionale del '900 e di oggi è debitrice". Con queste opere il Museo vede arricchire significativamente la propria documentazione, già poderosa, relativa al Futurismo, cui si accompagna l'acquisizione di uno stupendo olio su tela ("Tempesta-mare-notte", 1936) di Gerardo Dottori, capofila del movimento futurista umbro e tra i maggiori protagonisti dell'Aeropittura.
Tra i più prestigiosi pezzi acquisiti, grazie in particolare a preziose donazioni di artisti o eredi di maestri scomparsi, si devono ricordare quattro deliziosi disegni di Alberto Martini, l'imponente bronzo di Giorgio de Chirico ("Il grande metafisico") situato all'esterno del Museo, a far compagnia alle altre opere che popolano il "Giardino della Scultura", la bellissima "Dormiente" scolpita sul travertino nel 1912 dal maestro faentino Ercole Drei. Ma è l'insieme (un centinaio) delle opere esposte, da sommare ad altre (una settantina) che sono state schedate e figurano comunque nel catalogo, che offrono complessivamente dagli anni a cavallo del secolo fino agli anni '30 uno spaccato della creatività artistica italiana, che si è sviluppata, nelle diverse aree geografiche del paese, sia attraverso singole esperienze che movimenti collettivi, con originale ricerca e larghezza culturale, tale da dare ulteriori motivi d'interesse intorno alle collezioni del Bargellini intese a rappresentare un ineludibile riferimento per l'approfondimento del Novecento artistico italiano.
Oltre ai "grandi" sopra citati vanno ricordati altri artisti (scusandoci per non poterli ricordare tutti), le cui opere verranno permanentemente esposte nelle sale generazionali del museo: tra quelli nati nel primo decennio del secolo , il marchigiano Alfio Castelli e il comasco Riccardo Ricas, mentre al decennio successivo appartengono i romani Armando Buratti e Fabio Mauri, i genovesi Guido Ziveri e Mario Chianese, i calabresi Natale Filannino e Salvador Presta e il napoletano Rino Volpe. Tra gli artisti nati negli anni '30, invece, ricordiamo i napoletani Vincenzo De Simone e Agato Bruno, i milanesi Reale F. Frangi e Gino Gini, i veneziani Emanuele Grassi e Libera Carraro, il sassarese Gaetano Pinna e l'abruzzese Luigi Di Fabrizio; nel loro insieme invece le opere dei fiorentini Nadia Benelli, Mauro Bini, Paolo Favi e Franco Rosselli, protagonisti dello storico gruppo "Il Moro" di Firenze, unitamente a lavori di altri artisti toscani come Franco Bulletti, Desireau, Marcello Guasti e Gabriele Perugini, danno un primo consistente assaggio della mostra "Per una classicità moderna. L'altra faccia del Rinascimento" (importante contributo all'esperienza astratta sviluppatasi nel capoluogo toscano), che verrà inaugurata presso lo stesso Museo Bargellini il 18 gennaio.
Va da ultimo menzionata l'acquisizione di altri sette "quadretti" della famosa collezione "8x10" di Cesare Zavattini, che vanno ad aggiungersi alla ricchissima raccolta già recuperata dal museo; una collezione a cui idealmente si collegano i piccoli formati, per ora ventisei, realizzati - come omaggio al grande Luzzarese in occasione del centenario della nascita - da altrettanti artisti nati negli Anni Trenta.

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