Luigi E. Mattei non è un artista che si situa facilmente nella dimensione - piuttosto comune nel campo delle professionalità delle "arti belle" - della ricchezza esorbitante del suo curriculum personale. E non perché, quel curriculum, difetta, per così dire, di criteri canonici. E' perché ci leggi un non so ché di enigmatico o, per meglio dire, scopri una certa traccia di attrazione, nella biografia del Personaggio, per le indagini rischiose in campi o settori conoscitivi che confinano con ...il mistero.
Anche Lui, in verità, ama dire dei suoi studi artistici, dei suoi insegnamenti negli Istituti Statali d'Arte e nei Licei artistici, delle sue vincite a Concorsi per la docenza presso le Accademie di Belle Arti, della sua titolarità di cattedra in discipline architettoniche e geometriche e..., perfino, della sua docenza in Corsi nazionali del Ministero della Pubblica istruzione per insegnanti di materie artistiche.
Ma, quando pensi di averlo inquadrato nei parametri essenziali di una biografia che ti serva come garanzia di un'identità artistica e stai, lì per lì, per farti un'idea del Personaggio con il quale hai scelto di avere a che fare, Lui ti scombina la lettura con una parola chiave - " SINDONOLOGIA " - e ti costringe a battere itinerari "altri" di ricerca.
"Membro del Centro Internazionale di Sindonologia di Torino e del Magistero professionale grafico per l'educazione estetica e progettazione, per l'attività svolta nell'ambito sindonologico, è stato insignito dell'Ordine Mauriziano, dell'Ordine di Sant'Agata e del Paul Harris Fellow ".
Ha sapore di una variabile indipendente, questo inciso, messo lì a bella posta, nella costruzione di un puzzle professionale che prevede la giustapposizione coordinata di altri pezzi per darti l'immagine più completa, più fedele e, certamente, più verace dell'Artista e dell'Uomo che stai scoprendo per ... (ri)conoscerlo e stimarlo.
E, proprio nel rispetto più consono della funzione di ogni variabile indipendente, quell'annotazione ti spinge a non farti suggestionare dall'invito ad allargare il campo della tua indagine e ti stimola a scavare più in profondità.
"Disegnatore e scultore, ha partecipato a rassegne internazionali a New York, Philadelphia, Kharkhov, Tokyo, Parigi, Basilea, Brno, Bologna, Barcellona, Varsavia, St.Louis e Milano; ha tenuto mostre personali in Italia, Stati Uniti, Russia, Germania, Spagna, Romania, Gran Bretagna, Israele, Polonia...Sue opere figurano in più di ottanta musei e gallerie pubbliche, tra i quali: la Cupples House Foundation di St. Louis. La New Yorh Public Library, il Brooklyn Museum di New York, il Museo di Arte Contemporanea della Università di San Paolo del Brasile. Il Museo Nazionale di Santiago del Cile, il Museo di Arti Figurative Puskin di Mosca, la Biblioteca Centrale di Stato a Bucarest, il Museo Nazionale di Varsavia, il Museo delle Belle Arti di Budapest, il Museo di Haifa, il Museo dell'arma dei Carabinieri di Roma, il Museo della Sindone a Torino ".
Ripresoti dall'ebbrezza di questo viaggio intorno al mondo, in punta di piedi, con l'umiltà di scoprirti pienamente immerso nella tua inquietudine di uomo del duemila e, fors'anche di credente di una Chiesa itinerante, sosta, per qualche minuto, nel Museo della Sindone di Torino, dove si è concluso il tuo viaggio virtuale in compagnia dell'Artista che vuoi conoscere. Riappropriati di coordinate geografiche più sicure e familiari. Entra nella Cattedrale di San Pietro, nella galleria comunale d'Arte moderna, nella Basilica di San Petronio in Bologna. Lì, scoprirai opere di rilievo ( Parete Dal Monte, Progetto per la Porta Magna, Sacra Natività) che ti prepareranno a dipanare la matassa del travaglio personale dell'Artista che, nella Sindone, ha colto il " divino suggerimento" di una ricostruzione tridimensionale , " lettura globale e lirica, ma pur scientifica e documentale", che dopo le Esposizioni di Torino, Bologna e della Repubblica di San Marino, nelle quali é stata visitata da più di un milione e mezzo di visitatori, è di casa nella Basilica bolognese di Santo Stefano.
Guarda..., osserva..., rifletti...
"Se uno, con la parte migliore del proprio occhio, la pupilla, guarda nell'occhio dell'altro, scopre sé stesso " ci ricorda Platone!
Con questo viatico conoscitivo, di fronte al CORPO DELL'UOMO DELLA SINDONE, la variabile indipendente che ti è stata data per ricostruire le trame di una vita di laboratorio o, per meglio dire, di bottega d'arte dal sapore rinascimentale, perde quel tacito valore di arbitrarietà e ti chiarisce la linearità delle motivazioni più profonde che hanno condotto l'Autore a misurarsi, creativamente, in una produzione artistica che suscita inquietudine.
Le (r)assicurazioni di ordine scientifico che hanno guidato la fase di ideazione, con la consueta onestà che fa grandi gli artisti, Mattei le affida alle ricerche dei Sindonologi del Centro Internazionale di Torino e ai Docenti degli atenei di Bologna e di Padova, riservandosi una circostanziata e ricca affabulazione sui metodi, sulle procedure e su i tempi di produzione nella realizzazione di un progetto che ha richiesto il contributo di specialisti di anatomia, di antropologia e di ingegneria meccanica.
E lo stupore finisce qui per dare spazio al tuo approccio a questa singolare versione plastica tridimensionale dell'immagine sindonica.
L'esposizione nel Castello di Barletta, dal Sette di Dicembre di quest'anno sino al Sette di Febbraio del 2003, è il rischio che l'Associazione artistico - culturale "Giuseppe De Nittis", la Commissione Diocesana di Comunicazioni e Servizi Sociali congiuntamente all 'Amministrazione Comunale, vogliono correre vivendo un Evento di tanta caratteristica particolarità, mai esperito in questo nostro territorio.
Svolgerà una funzione, ne siamo certi, estremamente stimolante per quanti vorranno riflettere sulla propria identità di uomini del duemila, ricchi di un patrimonio culturale che, nelle stratificazioni delle varie vicissitudini storiche, vogliono riannodare i fili della memoria per interpretare, da credenti, il linguaggio sacro che suggerisce quest'opera, unica ed eccezionale, e da non credenti, rintracciare gli echi, mai spenti, di presenze significative in questo Castello. Da Federico II a Scanderbeg, il Giorgio Castriota "eroe nazionale albanese", approdato da queste parti qualche secolo prima dei suoi numerosi compatrioti clandestini di oggi, da Consalvo da Cordova ed Ettore Fieramosca ai tanti altri che non hanno goduto degli onori della cronaca, per finire al Colonnello Francesco Grasso che, ponendo fine ad un'inutile resistenza civile e militare dinanzi alla violenza nazista, fu costretto a cedere le armi, quel Dodici di Settembre del 1943,giorno in cui furono trucidati undici nostri vigili urbani e due netturbini.
Eh...,se i nostri padri avessero imparato a guardare, con la parte migliore del loro occhio, nell'occhio dell'altro!...