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cultura
Platone
di Giuseppe La Rosa

(Atene 427 - 347 a.C.)

Per alcuni Platone è stato il massimo che la filosofia umana possa aver partorito. E' piacevole leggerlo. Il suo pensiero lo trasmette attraverso la formula del dialogo. Lo fa esporre ora ad uno ora ad un altro dei suoi "attori". Diversi filosofi devono a lui se sono stati tramandati ai posteri. Li aveva inseriti nella troupe. Uno di questi era stato Parmenide, dal quale aveva preso l'idea che il mondo, nella sua essenza, è immutabile.
Il presupposto del suo pensiero è dato dalla convinzione che le idee non nascono dalla nostra mente, ma noi tutti e le cose siamo emanazioni di idee eterne.
Nasce ateniese, nel 428 a.C., aristocratico, e quindi finemente educato alla musica, alla pittura, alla ginnastica, alla poesia. A vent'anni incontra Socrate e la sua vita cambia. Il periodo trascorso con lui, fino alla sua morte, avvenuta nel 399, lasciò un marchio permanente. Quasi tutti i suoi dialoghi sembrano eternare il maestro.
Morta la "guida spirituale", si mise a viaggiare per la Grecia e la Magna Grecia, un po' per lenire il dolore della perdita, ma soprattutto per "missione". Si era convinto che il mondo potesse essere migliorato, volendo convertire alle sue teorie i tiranni di allora. A quarant'anni volle iniziare una specie di laboratorio filosofico- politico con Dionisio il Vecchio, che esercitava in Siracusa. Non ci riuscì. Diventato amico del cognato del tiranno, questi non vide di buon occhio tale legame. Dovettero andar via da Siracusa. Altri due tentativi furono fatti con il figlio, Dionisio il Giovane, anche questi andati a vuoto. A sessantotto anni lasciò perdere il tutto, rinunciando alla realizzazione delle sue idee politiche.
Per Platone ci sono gli occhi del corpo e quelli dell'anima. Sono questi che ci fanno penetrare la natura del mondo e degli esseri. Gli occhi della mente vedono meglio di quelli del corpo. I sensi non conoscono e non vedono quello che invece sa vedere la mente.
C'è un vero e proprio contrasto tra il buio dell'ignoranza e la luce della conoscenza.
Noi uomini non riusciamo a vedere direttamente le idee, ma soltanto le loro ombre. Come un prigioniero in una caverna, che vede lontano un punto luce, e vi si avvicina, e rimane dapprima abbagliato, poi gradualmente comincia a percepire ciò che sta all'esterno e, infine, abituatosi allo splendore, vede il mondo come non l'aveva visto mai. Ritorna indietro a farne partecipi gli altri ? Sì che ritorna, ma non lo credono, anzi lo prendono in giro. E' difficile, praticamente, convincere gli uomini che la vera conoscenza non è di questo mondo.
Quindi, per Platone, ci sono idee che si trovano, come dei modelli, in un mondo che è al di sopra di quello dove stiamo noi, e tutto ciò che esiste su questa terra è copia di quei modelli. Ma come ci arriva ? Attraverso l'astrazione. Tu guardi le cose minute della vita ed astrai di volta in volta, togli, semplifichi, snellisci, sfrondi, e arrivi al "modello", all'idea "base" .
Le difficoltà di comprendere siffatti pensieri erano già molte anche allora.
Infatti, se, dialetticamente procedendo, si poteva arrivare ad un'idea "principe", come spiegare l'esistenza di un'idea di cui non si era fatta un minimo di esperienza ?
Platone non dà una risposta sul piano logico ma ricorre ai motivi mistici-religiosi. L'uomo possiede un'anima immortale, quindi preesistente. E' nell'esistenza precedente che ti sei fatta una determinata idea, ti sei fatto un bagaglio di conoscenze, magari latenti, che vengono sviluppate ed elaborate adesso, in questa vita.
Come si addice ad ogni buon intellettuale, il pensiero di Platone fu criticato e confutato. Tuttavia è un pilastro nella storia della filosofia il principio che le idee sono modelli delle cose, che sarebbe molto difficile orientarci tra le cose se già non avessimo in noi la tendenza a radunarle secondo collegamenti o concetti stabili.

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