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cronache
picchetti gioiosi, picchetti severi

I "piqueteros", che potremmo tradurre in italiano "picchettanti", ovvero coloro che organizzano picchetti, si sono manifestati in Argentina circa sei anni or sono bloccando le strade principali. Al loro interno hanno costituito un'organizzazione sociale alternativa, con mense comunitarie e scuole improvvisate. Ognuno di loro dà, in base alle proprie possibilità, una quota mensile per sostenere l'organizzazione. L'ottanta per cento dei gruppi è comandato da donne, che, oltre ad essere state le pioniere di questa nuova realtà sudamericana, partecipano ai picchetti e si occupano della logistica. Sono sempre le donne ad aver instaurato questo clima di violenza e le più scalmanate nelle assemblee in cui si decidono le azioni. All'interno delle squadre ci sono dei veri e propri servizi di sicurezza e informazione per difendersi dagli infiltrati, gli odiatissimi agenti di polizia in borghese.
Chi siano e perché invadano superstrade e autostrade con pali e pietre da scagliare contro le macchine di passaggio è difficile da spiegare. Al grido di "piqueteros, carajo" si radunano su di un tratto di strada prescelto a caso e danno inizio alla battaglia, che spesso si conclude con teste di tranquilli automobilisti spaccate da un sasso o da una mazzata. Tranquillamente, poi, tornano alle loro baracche dalle pareti di tela e dai tetti di lamiera. È una realtà in continuo aumento nelle grandi periferie degradate di Buenos Aires, con propri codici di comportamento ed una organizzazione politica basata sulla violenza gratuita.
Gli uomini sono quasi tutti senza lavoro e vivono con i sussidi della previdenza sociale; se non sono "di picchetto" passano le giornate conversando o dando una sistemata alle baracche. Le donne fanno i lavori domestici, organizzano le scuole, ritirano le quote, partecipano in massa alle assemblee di quartiere.
Il governo ondeggia tra la linea dura e l'aumento dei sussidi, con la speranza che i "picchettanti" si calmino. Questi ultimi, da parte loro, sono divisi tra gruppi più concilianti, che permettono il passaggio dei mezzi pubblici (anche per non alienarsi le simpatie della classe impiegatizia) e altri che sono per la lotta dura e totale. Differenze esistono tra chi si copre la faccia per non farsi riconoscere, chi per assomigliare agli uomini del subcomandante Marcos e chi se ne infischia e si presenta a viso scoperto. Anche nell'organizzazione dei picchetti i sistemi sono mutevoli; alcuni gruppi si presentano come formazioni paramilitari, altri picchetti sembrano feste popolari, con grandi pentole a disposizione di tutti, madri che spingono carrozzine, cicloturisti, ballerini. Anche questi gruppi però non scherzano e tutti si arrabbiano se si dice loro che non c'è senso in quello che fanno. La loro è una forma di rivolta nei confronti di una società che sentono estranea ed ostile, una società che ai loro occhi è rappresentata solo dalle pattuglie della polizia che tentano di tenere aperte le strade. Duri o gioiosi, i loro sono pur sempre picchetti.

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