L’Accademia di Belle Arti di Macerata, nell’ambito del progetto InDIPENDENZE come per le precedenti edizioni promosso e patrocinato da ABAMC e da ASUR Macerata, il 4 dicembre 2019 alle ore 15,30 negli spazi dell’Auditorium Josef Svoboda ospita l’incontro con l’artista e fotografo italiano Nino Migliori, a cura del comitato didattico scientifico del dipartimento di comunicazione visiva multimediale, rivolto agli studenti e alla cittadinanza.
L’incontro sarà aperto dalla Direttrice dell’Accademia Rossella Ghezzi che introdurrà al dibattito con l’artista e con Roberto Maggiori, direttore editoriale della casa editrice Quinlan. Il coordinamento è a cura dei docenti Emanuele Bajo e Matteo Catani, responsabili del progetto.
Segue alle Gaba.YOUNG alle ore 18.15 InDIPENDENZE, esposizione degli allievi dell’Accademia, curata dal CDS Multimediale. Interverranno il Dr. Gianni Giuli dell’ASUR Macerata, la Direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Macerata e sarà lo stesso Nino Migliori a presiedere alla presentazione.
La storia, la carriera di Nino Migliori è lunga e affascinante. Cominciata all’indomani del secondo dopoguerra, in quel clima neorealista che attraversa il Paese, l’opera di Nino Migliori, oltre a porsi all’attenzione per i soggetti, emerge nel panorama nazionale per la forte carica sperimentale della sua produzione. Fra invenzioni di nuove tecniche, da cui Ossidazioni, Pirogrammi, Cellogrammi, Lucigrammi, Idrogrammi, alla rivisitazione di pratiche classiche svolte in chiave contemporanea; da incursioni nell’ambito del concettuale con lavori come Antimemoria (1968), Il tempo dilatato (1974), In immagin abile (1975), Segnificazione (1978), fino all’uso della polaroid da cui ulteriori nuove tecniche come Polapressures e Polaori, Nino Migliori non ha mai smesso di essere un curioso accogliendo, di volta in volta, le opportunità che lo sviluppo della tecnologia gli offriva. Agli anni novanta risale, infatti, l’approcciarsi al digitale, fino alle grandi installazioni degli anni duemila ci cui si ricorda per la sua monumentalità Scattate e abbandonate del 2013, opera composta da centinaia di fotografie rifiutate e mai ritirate dai laboratori fotografici, meticolosamente raccolte da Migliori a partire dal 1978. Sono innumerevoli le opere prodotte dall’artista bolognese ma, per ciascuna di esse, vale il principio della progettualità, mossa da una curiosità innata per tutto quello che lo circonda, sia esso paesaggio, persona, oggetto, situazione, quello che importa nella poetica di Migliori e che rappresenta il suo più grande insegnamento è proprio questo: fermare con la fotografia, rendere espressivo tutto ciò che suscita un’emozione per creare dei racconti da rendere pubblici, da condividere.
È questo il senso più pregnante sotteso all’incontro con Nino Migliori. Non solo mostrare agli studenti e alla città di Macerata l’opera di un grande artista, ma permettergli di cogliere quello spirito sperimentale che muove gli sguardi dei creativi di domani, condividendo tutto ciò con la comunità, affinché essa sia un vero soggetto attivo nella costruzione visiva del circostante.
Proprio su questo principio hanno lavorato gli allievi dell’Accademia, la cui mostra InDipendenze rappresenta allo stesso tempo sia l’accoglimento dello spirito dell’opera di Nino Migliori, sia la sua divulgazione ma anche la volontà di spingerne in avanti l’insegnamento.
Questo incontro con Nino Migliori e la mostra InDipendenze anticipano il grande appuntamento espositivo programmato per il prossimo febbraio 2020 presso Macerata Musei, Palazzo Buonaccorsi, che vedrà Nino Migliori protagonista di una personale, a cura di Roberto Maggiori, dal titolo One Day In London su tre progetti inediti dedicati alla città di Londra che testimoniano come il suo sguardo non ha mai smesso di rigenerarsi nel tempo.
Nino Migliori, bolognese di origine, classe 1926, inizia la propria carriera nell’ambito della fotografia, poco più che ventenne, abbracciando sin dagli esordi, e nell’immediato dopoguerra, un linguaggio propriamente formalista e neorealista. A cavallo degli anni cinquanta risalgono le note serie Gente del sud, Gente dell’Emilia e Gente del Delta che, insieme a Muri, ovvero immagini di manifesti strappati, raccontano la realtà dell’epoca ma anche i nuovi venti della ricerca pittorica contemporanea. Amico degli artisti Tancredi ed Emilio Vedova, Vasco Bendini, Vittorio Mascalchi, Luciano Leonardi e molti altri ancora, Nino Migliori frequenta tanto la propria città quanto l’ambiente culturale veneziano, per dedicarsi attivamente, in seguito e nel corso degli anni settanta alla crescita del CSAC di Parma che, nel 1977, gli dedica la grande antologica, curata da Arturo Carlo Quintavalle. A Parma, città nella quale dal 1978 è docente di Storia della Fotografia al Corso di Perfezionamento di Storia dell'Arte dell'Università sono, infatti, conservate molte delle sue opere, da egli stesso donate e che, a oggi, rappresentano un nucleo importante per lo studio del suo lavoro, ammontando a più di 800 scatti realizzati con varie tecniche varie e oltre 500 chimografie su carta. Al 1978 risale anche la sua entrata a L'Opera dei Celebranti ideata dal critico Franco Solmi, mentre nel 1982 l’artista crea Abrecal) - Gruppo Ricerca Percezione Globale (1982-1991) con l’intento di ricollegarsi alla poetica futurista, così come esplicitato nel nome del gruppo, inverso di Lacerba. Nel 2016 è istituita la Fondazione Nino Migliori.
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articolo pubblicato il: 27/11/2019