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arte e mostre
Tullio Crali, aeropittore futurista
di Michele De Luca

Alla voce “aeropittura” nella famosa Garzantina dell’arte si legge: “Genere di pittura promosso dal movimento futurista con il manifesto del 1929.

Nata come estetica vaga del volo e della vita aerea, solo alla Biennale di Venezia del 1926 si configurò come formulazione plastica spaziale con casuali elementi figurativi e come contrapposizione di piani in movimento.

Tra le opere che meglio la esemplificano, ricordiamo "La candela sull’aeroporto" di Tullio Crali e "La decorazione nell’aeroporto di Ostia" di Gerardo Dottori”.

Stupisce alquanto, poi, di non trovare sulla preziosa enciclopedia, tra le voci “Cozzarelli Guidoccio (Siena 1453 – 1515)” e “Cranach Lucas il Giovane (Wittenberg 1515 – Weimar 1553)”, la voce “Crali Tullio (Igalo, Dalmazia, 1910 – Milano 2000); mentre Dottori trova il suo giusto posto tra l’architetto bolognese del Cinquecento Carlo Francesco Dotti e il pittore secentesco olandese Gerrit Dou.

Che dire?

Suona quanto mai calzante quanto scriveva Maurizio Calvesi presentando la mostra “Crali, il volo dei futuristi”, che il Civico Museo Rivoltella di Trieste dedicò all’artista dalmata l’anno scorso: “L’opera di Tullio Crali merita quell’attenzione che ancora non ha incontrato, fuori dalla cerchia degli amici futuristi. Manca un profilo storico del suo lavoro, la base elementare di conoscenza. E debbo dire che, per chi come me ha parlato sommariamente della pittura di Crali, registrando solo qualche impressione, procedere ad un’analisi più sistematica, leggere lo sviluppo dell’artista e individuarne le fasi, comporta anche modificare non dico il giudizio, ma l’interpretazione o almeno avvertire il bisogno di ampliarla”. Fa piacere, dunque, registrare una crescente attenzione verso questo importante artista, se si considera che, oltre all’evento espositivo triestino, all’indomani della sua scomparsa altre due mostre, l’una a Rovereto e l’altra a Ortona, curata da Enzo Di Martino, lo avevano ricordato, riproponendo i suoi migliori lavori.

Giunge ora un nuovo, apprezzabile contributo dalla città di Macerata (dove l’artista è vissuto nel 1943) che dedica a Crali una bella mostra (“Opere scelte 1929 – 1991”), promossa ed organizzata dalla Quadreria Blarasin (che ha sede in Corso Cavour 127) con il patrocinio del Comune; curata (insieme al catalogo edito da Blarasin, in cui si può leggere anche una testimonianza del figlio Massimo) da Alvaro Valentini, la mostra raccoglie quarantatre opere tra dipinti, olio, tempere, disegni a matita, pastelli, oltre un consistente numero di litografie, acquerelli e inchiostri, consultabili in galleria, che ripercorrono l’iter straordinariamente fecondo di un artista davvero geniale e di grande inventiva, che ha operato dal 1925 al 2000, l’anno stesso della sua scomparsa, rivolgendo il suo interesse ad una multiforme attività artistica, che comprende anche l’architettura, la moda, i gioielli, i manifesti, la scenografia, la poesia e l’attività didattica.

Dunque, Crali nasce a Igalo in Dalmazia, come amava dire, tra i due simboli dell’aquila di Vienna e il leone di Venezia; la sua famiglia si trasferì ben presto a Zara dove ebbe, a guerra finita, il suo primo, premonitore incontro con un piccolo idrovolante ammarato davanti alla sua casa.

Quindi si sposta a Gorizia, dove affronta i primi problemi scolastici con “professori troppo severi”.

E’ qui, comunque, che “scopre” il Futurismo leggendo un articolo del “Mattino Illustrato” di Napoli sull’Almanacco Bemporad e poi trovando una vera e propria “letteratura futurista” presso un cartolaio della città; “le mie idee – ricordava – erano ancora confuse, non avevo ancora afferrato il concetto di stato d’animo e il dinamismo mi sfiorava ora più ora meno”. Sono di questo periodo Aeroplani sulla metropoli (1926), La cucina istriana e Autoritratto del 1927. Dopo lunghi ripensamenti scrive a Marinetti, e dopo alcuni giorni gli giunge da lui, in una busta intestata in rosso “Movimento Futurista – Piazza Adriana, 30 – Roma”, la risposta: “Caro futurista, lieto di avervi con noi nella lotta futurista. Firmato Marinetti”. Che poi inneggiò a lui come al “più grande aeropittore del momento”.

Inizia così la sua avventura artistica, che lo vedrà protagonista per oltre sette decenni; come amava ripetere, vicino ormai alla morte, “settantatre anni di futurismo senza che nessuno possa vantare maggiore continuità nella stessa Ditta”. Nel 1936 la sua opera di “aeropittore” è talmente apprezzata che gli viene concesso il privilegio di “volo gratuito per ragioni d’arte”. Crali vola, viaggia, dipinge il suo universo fatto di carlinghe, piloti, motori, paracadute, squadriglie, cadute libere, maternità cosmiche, paesaggi fino all’età della maturità (Rientro dallo spazio, 1969; Tour Eiffel, 1980; Da sotto in su, 1991), non dimenticando la lezione di maestri come Balla, Boccioni e Prampolini, ma con un estro del tutto originale, in un linguaggio assolutamente personale.

La figura e l’opera di Crali rivivono, dunque, in questa bella esposizione, dove accanto ad opere storiche dell’aeropittura (ricordiamo Volo del 1929, Lussuria aerea del 1931 e la bellissima Ballelica, ritratto di Elica Balla, dell’anno successivo) appaiono dipinti più recenti, che confermano la continuità della sua ricerca spaziale (tra tutti, per brevità, segnaliamo soltanto Macchine in cielo del 1980 e Caduta nell’infinito del 1986). La mostra comprende anche splendidi paesaggi, in cui – come fa notare Valentini – convivono l’orchestrazione ritmica e musicale, il fraseggio giocoso, l’idillio poetico, il tripudio cromatico, l’atmosfera infuocata, l’immensa solitudine; che sovrasta i due pastelli, del 1967 e ’68, dedicati alla sua Dalmazia.

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