Domenica 1°dicembre 2019 alle ore 21 al Cineteatro di DERUTA e poi a SPOLETO (Sala XVII Settembre del Teatro Nuovo) Giovedì 12 e Venerdì 13 dicembre 2019 alle ore 21, la Filodrammatica Umbra “Gino Fantoni” riporta in scena, con adattamenti, due atti unici in una serata intitolata al “romanticismo del secolo scorso”, con la regia di Fausto Manasse.
RECENSIONE
Assai noto come parlamentare di rango (genere oggi quasi scomparso) e come eminente avvocato (genere non scomparso, ma per quanto mi consta non facile da individuare), Domenico Benedetti Valentini non lo è altrettanto come uomo di teatro e commediografo. Ed è un peccato, perché nel panorama filodrammatico rappresenta, a mio giudizio, un “caso” tutto da evidenziare e da studiare.
Ciò che ho letto – e in due occasioni ascoltato – delle sue produzioni è definibile nello stesso tempo classico e moderno. L’intonazione è prettamente romantica. Non solamente nel fraseggio, ricchissimo di terminologia fino, talvolta, alla ridondanza, ma soprattutto nell’ispirazione e nelle intense riflessioni che, con abilissimo pudore, veicola nei monologhi dei protagonisti e non di rado anche nelle battute dei personaggi apparentemente secondari. Anche le ambientazioni, che siano interni domestici o paesaggi resi o descritti, accompagnano coerentemente il romanticismo delle narrazioni. I suoi atti unici, in particolare, hanno meritato molti riconoscimenti, perché riescono a concentrare in non molte pagine di copione intere storie di tanto significato e capaci di avvincere lo spettatore con una sorprendente quantità e qualità di emozioni, di interrogativi, di ripensamenti.
Considero ottima iniziativa quella di riportare in scena i due atti unici “Sulla porta di Genesio” e “La finestra della nonna”, lavori originalissimi concepiti a cavallo degli anni ’80 e ’90 ed oggi riproposti appropriatamente in una serata del “Romanticismo del secolo scorso”. Operazione artisticamente quasi provocatoria e culturalmente certo opinabile, ma di sicuro stimolante e di forte valenza stilistica.
Nel primo testo la vibrazione romantica, che spunta quasi inaspettata e sapientemente declinata nella seconda parte, si intreccia con una capacità ironica, misurata e genuina, che diverte e coinvolge il pubblico, rimanendo impresse – l’una e l’altra – per sentimento e freschezza. L’incontro di un giornalista cinquantenne con figure femminili di godibile profilo, a finale “aperto”, resta una piccola perla commediografica che potrebbe essere ben inserita, con garantito effetto, anche nel repertorio di una compagnia professionale.
La “giovane nonna” che l’autore tratteggia, anzi letteralmente scolpisce, nel secondo atto, è una figura senz’altro straordinaria. Autorevole e rassegnata, orgogliosa ma nondimeno umile, semplice nei modi e profonda di pensiero, ora delicata ora energicamente reattiva, racchiude una inesauribile serie di messaggi che forse possono trovare eco nell’anima di ciascuna donna (ma anche di ciascun uomo!), sia dei tempi andati sia di quelli presenti. Anche qui s’increspano venature di umorismo, ma l’intonazione – romantica fino all’intimismo – è di fondo melanconica e dispensa una filosofia di vita “quietamente drammatica”. Interessante il tema della finestra, che nel primo brano lascia filtrare in una lama di sole il brillante pulviscolo dei ricordi, nel secondo consente alla protagonista di dialogare col mondo esterno dei viventi e della natura.
In entrambi gli atti alcuni dei protagonisti si fanno, in modo intermittente, attori e narratori, secondo un canone che disvela nell’autore (mi permetto dire) la vena dello scrittore prevalente su quella del commediografo. Ed entrambe le azioni sceniche si concludono con quella che in cinematografia si chiama dissolvenza. Una tecnica che, come spettatori, non sempre ci lascia “soddisfatti”, ma può esercitare un fascino particolare. Specie quando – con teatro essenzialmente “di parola” – si narrano pagine di vita in cui l’ultima riga è già la prima della possibile pagina successiva.
GIOBA. MILL.
articolo pubblicato il: 19/11/2019