Domenica 24 novembre conversazione originale sui legami del poeta con lo storico borgo di San Miniato in occasione della 49ma Mostra mercato nazionale del tartufo bianco. Con i ricordi di Luca Macchi, le letture di Stefano Cavallaro e Simone De Fazio dell’associazione Tra i binari e le musiche di Letizia Fasulo e Tommaso Bertini
Un professore viene trasferito per aver fatto copiare agli esami di maturità. E al suo posto arriva a San Miniato all’istituto magistrale nell’ex monastero Santa Chiara per l’anno scolastico 1940-41 il poeta Mario Luzi, allora ventiseienne. Nonostante la breve permanenza, nascerà un legame speciale con questo luogo. Ed è quello che lo scrittore Roberto Ippolito ricostruisce passo passo nella conversazione originale “All’osteria con Mario Luzi” domenica 24 novembre 2019 in occasione della 49ma Mostra Mercato Nazionale del Tartufo Bianco.
L’appuntamento di Ippolito è a mezzogiorno, nell’Officina del tartufo in Piazza Duomo, con i ricordi dell’artista Luca Macchi, docente di storia dell’arte alla Libera accademia di belle arti a Firenze, le letture di Stefano Cavallaro e Simone De Fazio dell’associazione Tra i binari, le musiche di Letizia Fasulo al flauto traverso e Tommaso Bertini alla chitarra.
Con i versi di Luzi che vengono proposti, sembra di sedersi accanto a lui (“L’osteria” è il titolo di una poesia del 1954). Quello che viene raccontato da Ippolito è uno straordinario intreccio: “San Miniato lo cerca. Mario Luzi sente il richiamo, attratto dalla sua ricca storia culturale, dalle persone che continuano ad alimentarla”.
Le tappe descritte, anche molto personali, sono tante da quando Luzi si arrampica per la prima volta su quella che chiama la serpentina per mettere piede nello storico borgo arroccato su un colle lungo l’Arno nel Pisano. Già ammirato per le prime due raccolte di poesie come fondatore dell’ermetismo, durante quell’anno scolastico è atteso dagli amici giunti anche da Firenze alla fine delle lezioni e viene accompagnato all’albergo Miravalle, sulla piazza del Duomo, dove alloggia.
Ma il momento pubblico più importante è la rappresentazione nel 1979 della sua opera teatrale “Ipazia”, voluto dall’Istituto del Dramma Popolare di San Miniato per la Festa del teatro. Un’opera a cui Luzi tiene particolarmente: scrive di vedere nella vicenda l’angoscia con la quale “più che mai l'uomo s'interroga sul proprio destino e chiede ragione della propria sorte nella stretta di molti dubbi e di poche ingannevoli sicurezze”.
L’incisione del manifesto dello spettacolo è del maestro sanminiatese Dilvo Lotti. Il quale è presidente dell’Accademia degli Euteleti, con origini nel XVII secolo, che nel 1987 lo accoglie come socio onorario.
Con i disegni di Luca Macchi, l’Accademia degli Euteleti pubblicherà la poesia inedita “Riaccoglimento” donata per il suo Bollettino in una cartellina speciale datata 28 febbraio 2010, quinto anniversario della morte. Solo 150 copie numerate stampate dalla Tipografia Bongi dei Fratelli Altini. “Riaccoglimento” ha uno spazio particolare all’interno della conversazione arricchita dalle letture di Stefano Cavallaro e Simone De Fazio, con la flautista Letizia Fasulo e il chitarrista Tommaso Bertini.
L’abbinamento dei versi con l’arte caratterizza il legame di Luzi con San Miniato e viene messo in luce da Roberto Ippolito. Luca Macchi ricorda l’ultima sua chiacchierata con il poeta poco prima della morte avvenuta il 28 febbraio 2005. Gli fa vedere le bozze di un “libretto in 90 esemplari numerati” con i lavori di entrambi. Luzi apprezza molto questo “incontro tra segno e parola”. Fra le tante cose gli parla poi del tema del “dolore inutile”. Tema oggetto del convegno al quale parteciperà tre settimane dopo: durante i lavori riceve la telefonata del presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi con l’annuncio della nomina a senatore a vita.
Nomina che era stata chiesta dalle istituzioni culturali di San Miniato che lo ha proclamato cittadino onorario nel 1994 (e poi gli intitolerà la Biblioteca). Il riconoscimento di senatore a vita è attribuito a Luzi il quale ha sostenuto che “la poesia è sempre poesia civile”. E che si rifiutò di indossare la camicia nera come pretendeva il preside, nell’ex monastero Santa Chiara.
articolo pubblicato il: 18/11/2019