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cultura
ancora su Seneca
di Giuseppe La Rosa

La volta passata abbiamo parlato dell'IRA, secondo Seneca. Penso che dobbiamo intrattenerci ancora un po' su questo argomento. Seneca è un ricchissimo e variegato deposito di sentenze e consigli. Il suo parlare è ben strutturato, e creato e definito come si addice ad un grande espositore, che per i pensieri straordinariamente chiari, completi e immediati, diventa una pregiata sorgente la cui acqua limpida e pura rinfranca lo spirito e rilassa il corpo. Seneca argutamente argomenta ed con evidenza espone le sue tesi, noi attingeremo un po' qui e un po' là, come le api, con lo scopo di allentare le maglie soffocanti della quotidianità e aprirci un varco affiorando in superficie a respirare aria buona. Entriamo nel vivo di qualche suo discorso.

Uno che si adira e dà origine a situazioni conflittuali e deleterie va punito ? Si, ma ragionevolmente. La punizione deve guarire non nuocere. Bisogna punire gradualmente. Dalla punizione più leggera a quella "chirurgica". Una volta guariti, nessuna terapia sarà sembrata dura.

L'ira è utile ? A volte non dà forza e vigore nel compiere qualcosa che altrimenti non faresti ? Niente affatto, dice Seneca. L'ira è una passione tale che, sapendo quali frutti rovinosi produce, va eliminata sul nascere, perché se si impossessa di te non la puoi più controllare. Se la fai entrare, la fa da padrone, non si lascia sfrondare o sminuire. La ragione ha potere su di lei se ne rimane isolata, ma una volta confusa con essa e contaminata, non la governa più. La mente, una volta turbata ed abbattuta, diventa schiava di ciò che la stimola. E' l'inizio, quindi, il momento fatidico. Appena bussa, o non apri, o la lasci sull'uscio. Se la fai accomodare ti arrotolerà in una precipitosa caduta che non ti consentirà riflessioni e ripensamenti. Una volta dentro, farà quello che vorrà, non quanto le permetterai. Se riesce a varcare la porta nulla le impedirà di avanzare e non accetterà condizioni.

La regola principe è quindi :

1) rifiuta il primo insorgere,

2) combattine i principi remoti,

3) impegnati concretamente a non adirarti.

L'ira, quindi, non è utile, è temeraria, non bada al proprio pericolo, mentre ne arreca tanto agli altri.

Ma dinanzi al male che ci fanno, non dobbiamo reagire ? L'uomo buono adempirà i suoi doveri con discernimento e cautela, senza turbarsi né trepidare, mettendo da parte l'impulsività e la rabbia, ed evitando la precipitazione impetuosa e forsennata. E' uno stimolo vergognoso e momentaneo, che non favorisce la virtù ma risveglia un animo altrimenti pigro e codardo.

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