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speciale saharawi
anni prima, a Sidi Ifni
di Giuseppe Martino Martinelli

Mancava solo il Dragon Rapide de Havilland che aveva condotto il generale Franco dalle Canarie al Marocco allo scoppio della Guerra Civile.

Per il resto, le truppe spagnole di stanza a Sidi Ifni nel 1957 erano ancora armate come vent'anni prima: vecchi aerei Heinkel e Junkers (vestigia della legione tedesca Condor) che, in mancanza di bombe, lanciavano bidoni di benzina con innesco artigianale; fucili mauser ridotti a ferrivecchi ( ne davano cinque per soldato, sperando che almeno uno funzionasse); legionari stranieri che marciavano in pantofole sul pietrisco; radio azionate a pedali... per non parlare delle razioni alimentari, ridotte ad una scatola di sardine a testa.

Queste erano le condizioni della colonia spagnola di Sidi Ifni quando i marocchini l'assaltarono. Non mancarono, peraltro, episodi di valore, come i quarantadue morti e la cinquantina di feriti legionari nello scontro di Edschera (il 13 gennaio 1958) o i paracadutisti che si lanciarono sulla città assediata.

Franco non voleva che si parlasse di quella guerra, perché non desiderava guastarsi i buoni rapporti con Maometto V, da poco re del Marocco. La censura sui giornali spagnoli fu così ferrea che ancora oggi la maggioranza della popolazione iberica ignora che nell'inverno 1957/58 la Spagna fu in guerra, per difendere quella sua piccola énclave in territorio marocchino, di fronte alle Canarie.

Forse una dei pochi che ricordano quei giorni è l'inossidabile Carmen Se villa, che allora, giovanissima, si precipitò laggiù con la sua sconvolgente bellezza per allietare i soldati.

La guerra durò fino alle ore 12 del 30 giugno 1958, quando il generale Mariano Gómez de Zamalloa, reduce di quella Divisione Azzurra che aveva partecipato alla campagna di Russia, ricevette da Madrid l'ordine di cessare il fuoco.

Sidi Ifni resterà spagnola per altri undici anni, fino al 1969, quando il piccolo territorio di duemila chilometri quadrati sarà incorporato nel Marocco.

In quegli anni, stranamente, la città ebbe una vita particolarmente prosperosa, nonostante la povertà del territorio.

Furono in molti a piangere, anche tra i locali, quando la bandiera spagnola fu ammaianata dai palazzi pubblici.

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