Fa male al cuore ed alla coscienza di qualsiasi uomo, che sia cattolico o no, udire gli accenti di dolore di un vecchio e stanco papa che vede crescere intorno a sé il male e sembra interrogarsi se Dio abbia deciso di abbandonare il mondo a se stesso. Sono espressioni che non ricordano tanto il profeta Geremia al quale sono ispirate, quanto l'ultimo disperato grido di Cristo sulla croce: «Abba, Abba, lamma sabacta ni!» - «Padre, Padre, perché mi hai abbandonato!». Giovanni Paolo II, per altro, da parte sua si mostra così prudente nel non attizzare degli odi già tanto estesi, da trascurare persino la ferma condanna - lui, timoniere della navicella di San Pietro, che ha elevato tanti martiri del XX secolo alla gloria degli altari - del martirio di parecchie centinaia, se non sono migliaia, di cattolici che ogni anno vengono perseguitati ed uccisi dall'islamismo più intollerante in Paesi come la Nigeria, il Sudan, il Pakistan e le Filippine.
Non vi è dubbio che tra i mali che il Pontefice vede salire come una marea minacciosa ed inarrestabile, oltre al materialismo ed all'indifferentismo religioso, vi siano il terrorismo oggi essenzialmente di matrice musulmana e le guerre che, come ad esempio quella dell'Afghanistan, da esso scaturiscono come naturale risposta dell'Occidente. Ed appunto contro la guerra, i cui artefici non sono gruppi settari più o meno diffusi di criminali, ma Stati e capi di Stato, il Santo Padre sta puntando il dito tremante della sua mano un tempo così vigorosa.
Tuttavia non dobbiamo confondere la figura del Papa con quella di un Agnoletto, di un Casarini o di un don Vitaliano Della Sala, e neppure la Chiesa di Roma con il movimento dei no-global. Benché tutti i pontefici del XX secolo, a partire da Benedetto XV, abbiano fieramente condannato la guerra ed abbiano fatto di tutto per scongiurarla (anche il tanto discusso Pio XII, a pochi giorni dal 1° settembre 1939, si fece disperato promotore di una conferenza che evitasse il conflitto), la dottrina cattolica non ha mai proclamato, se non nei primissimi tempi, quando era vietato ai cristiani di portare le armi nelle legioni (ma di quanti martiri soldati è pieno il martirologio) il valore della pace ad oltranza. È ingiusta ed odiosa di fronte a Dio la guerra d'offesa, ma quella di difesa in nome dei principi morali e della giustizia divina ed umana, è lecita come ultima ratio. Uno dei grandi santi venerati dalla Chiesa, Pio V, fu il propugnatore della Santa Lega che portò alla battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571.
Vi sono infatti al mondo dei mali ancor peggiori della guerra, dei lutti e delle miserie che questa comporta: l'oppressione, la tirannide, il terrore costituiscono delle sofferenze ben più atroci e durevoli per interi popoli, anche se destano minore ripugnanza per chi non li vive. Già Sant'Agostino insegnava che la pace è la tranquillità nell'ordine, ed il Concilio Vaticano II specifica che solo "Opus iustitiae pax". Se l'ordine e la giustizia - un ordine ed una giustizia voluti da Dio - non esistono più, allora non può esservi pace.
Il fine della pace, spiegava nel 1948 Pio XII, è la conservazione dei beni concessi dal Creatore all'umanità, e "Un popolo minacciato o già vittima di un'ingiusta aggressione, se vuole pensare ed agire cristianamente, non può rimanere in una indifferenza passiva".
Ma per non limitarci soltanto a delle citazioni storiche, monsignor Giuseppe Mani, ordinario militare d'Italia, in un'intervista al quotidiano "Avvenire" del 10 novembre 2001, parlando della guerra in Afghanistan, la definiva come "La logica conseguenza di quello che è successo", ed aggiungeva: "E questo è un intervento per prevenire il male e perciò è necessario".
Nessuna guerra è per definizione inevitabile, ed è un sacro dovere del Pontefice ammonire e scongiurare i popoli e gli Stati ad astenersi dall'uso della violenza delle armi. Giovanni Paolo II vi ottempera con tutte le sue energie. Vi è però una frase ispirata che ho udito pronunziare da un generale durante una cerimonia di giuramento dei volontari nell'Esercito: "Voi dovete amare la pace con tutte le vostre forze. Dovete amarla tanto da essere disposti a fare uso delle armi per ottenerla".