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teosofia investigativa
di Teddy Martinazzi

A trent'anni dal martirio di Aldo Moro ancora si susseguono le rivelazioni "bomba", le ipotesi più fantasiose, le interpretazioni dietrologiche. Quella che resterà avvolta nel mistero è la storia di via Gradoli, il covo delle BR scoperto per caso (un rubinetto lasciato aperto) lo stesso giorno che una mano rimasta ignota diramava il falso comunicato dell'avvenuta esecuzione, con relativo abbandono del cadavere nel lago della Duchessa.

A via Gradoli la polizia arrivò con grande dispiegamento di forze, in tempo per dare la notizia al telegiornale dell'ora di pranzo. Un commentatore televisivo dell'epoca si chiese perché non fosse stata convocata la fanfara dei bersaglieri. In effetti, se eventuali brigatisti fossero stati in procinto di rientrare a casa, con quel po' po' di pubblicità si sarebbero tenuti alla larga.

Gradoli, però, è il nome di una località dell'Alto Lazio non lontana dalla via Cassia, e una soffiata su Gradoli era giunta da Romano Prodi, il quale comunicò agli alti vertici investigativi che aveva saputo che la prigione di Moro si trovava in quel comune (via Gradoli, tra l'altro, è vicina al tratto urbano della Cassia) nel corso di una seduta spiritica.

Appare strano che Prodi si sia fatto coinvolgere in un simile gioco di società, più consono a vecchie signore annoiate che ad un severo professore bolognese; del tutto inverosimile è che un uomo che ha in seguito guidato due volte l'Italia ed anche l'intera Europa possa credere in simili fregnacce.

Ciò che non è affatto strano, conoscendo l'italica propensione a prostrarsi di fronte all'arroganza dei potenti, è che abbia preteso ed ottenuto che le sue motivazioni teosofiche fossero prese per buone. Se si fosse limitato a dire "Me l'ha detto un uccellino", la sua spiegazione sarebbe stata accettata lo stesso.

L'unica verità assodata è che il cosiddetto partito della fermezza impedì ogni trattativa;un "partito" trasversale al PCI, al PRI, a frange della DC e addirittura alla Segreteria di Stato vaticana (l'appello di Paolo VI alle BR fu rimaneggiato e, di fatto, depotenziato). La stessa fermezza non si ebbe, pochi anni dopo, nei riguardi di un oscuro assessore campano, per la cui liberazione si trattò eccome, e nemmeno troppo sottobanco.

Aldo Moro probabilmente risultava antipatico a molti italiani, ma nessuna persona dabbene gli avrebbe mai augurato una fine del genere.

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