Nannarella avrebbe compiuto cento anni il sette marzo scorso se non se ne fosse andata a soli sessantacinque, stroncata da un tumore al pancreas nella sua casa romana, nel 1973.
Anna Magnani, figlia di una sarta marchigiana e di padre ignoto (ma sembra che fosse calabrese e si chiamasse Del Duce) è stata una delle più grandi attrici del Novecento. La sequenza di "Roma città aperta" in cui corre dietro a un camion tedesco in cui è stato fatto salire suo marito e cade colpita da una scarica di mitragliatore resta una delle scene cult della storia del cinema mondiale.
Nel corso della sua carriera, iniziata da giovanissima dopo studi liceali e musicali e la frequenza di quella scuola che sarebbe poi diventata l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica, Anna Magnani ha collezionato una straordinaria serie di riconoscimenti, in Italia e all'estero, tra i quali l'Oscar per la migliore attrice protagonista de "The Rose tattoo", avendo come partner Burt Lancaster.
Potrà sembrare un'eresia, ma l'Oscar l'avrebbe meritato per ben altre interpretazioni, quelle, tanto per citarne solo due, de "L'Onorevole Angelina" e di "Bellissima", di Luchino Visconti.
Ma non solo del cinema la Magnani è stata una dominatrice; grandissime soddisfazioni gli vennero anche dal teatro, sia drammatico che leggero, quando non addirittura comico. Dopo il flop del film francese "La pila della Peppa" sembrava che la sua carriera dovesse chiudersi, ma non fu così, anzi, Nannarella si decise a dedicarsi anche alla televisione, fino ad allora da lei guardata con diffidenza.
Interpretò per la RAI quattro lungometraggi che ebbero grande successo, uno dei quali, "Correva l'anno 1870", prima passò nelle sale cinematografiche. Aveva accanto uno straordinario Marcello Mastroianni nella parte del marito ed un bravissimo Mario Carotenuto in quella di un prete, anche se, ovviamente, non paragonabile al prete di Aldo Fabrizi in "Roma città aperta".
Dei quattro telefilm è bello qui ricordare "La sciantosa", con un Massimo Ranieri alle primissime armi come attore. La sciantosa imbandierata come l'Italia turrita che si presenta a cantare inni militari ai soldati della Grande Guerra ma che, vedendo numerosi mutilati seduti in prima fila, abbandona l'aria patriottica e canta per loro uno struggente "O surdato 'nammurato" fu forse l'ultima sua grande interpretazione. È anche questa una scena cult, rintracciabile però solo nella memoria di chi ebbe la fortuna di assistervi e in qualche archivio della RAI.
A cento anni dalla nascita e a trentacinque dalla morte si può tranquillamente affermare che di Nannarelle non ne nascono tutti i giorni.