La fine improvvisa della legislatura ha impedito, concesso che qualcuno ne avesse avuto veramente voglia, la modifica della legge elettorale. Tutto come prima, anzi peggio. Non ci riferiamo alla scelta dei candidati demandata ai vertici dei partiti, tanto per non dare ulteriori fastidi agli elettori i quali poverini non devono neppure sapere per chi votano, tanto chi li vede più i deputati e senatori, una volta "eletti": ne abbiamo parlato diffusamente sin dall'indomani delle ultime elezioni denunciando l'espropriazione nei confronti dei cittadini del diritto di scegliere non solo il partito, ma anche e soprattutto il candidato più accettabile e via dicendo. C'è da dire invece che a distanza di due anni e con la stessa legge elettorale, le cose sono peggiorate perché ora anche i partiti sono praticamente "scomparsi". Qualcuno dirà che è un bene, ma fino ad un certo punto perché sono stati sostituiti da agglomerati di forze le più disparate senza capo né coda, ma forse con tutti e due, secondo i punti di vista. Insomma una sorta di cocktails indigesti dove gli stregoni della politica si sono improvvisati apprendisti barman per allietare con un'esilarante bevuta la visione di un Paese - malmesso com'è - che si attendeva ben altro: Ma che è successo di così grave? direte. Soltanto che si voleva ridurre il numero delle liste ed invece sono aumentate, anche se qualcuna sembra solo di disturbo e non raggiungerà alcun seggio o poltrona. I più furbi hanno capito l'antifona ed hanno fatto il salto della quaglia intruppandosi in qualche modo nei due partiti maggiori. Così il nuovo partito democratico nato dalla fervida fantasia cinematografica di Veltroni che vorrebbe assomigliare all'americano Barack Obama, ha preso tutti, o quasi, mandando a quel paese le sinistre-sinistre (che insieme si presentano per conto loro sotto la guida illuminata di Bertinotti e con il solerte aiuto dei cosiddetti "verdi" che finalmente hanno gettato la maschera ecologista, anche perché ormai sembrava più simile ad un sacco della spazzatura napoletana). Veltroni è stato però più bravo: ha messo insieme agli ex ds un aggruppamento di cattolici (anzi tre semigruppi) che ci stanno sempre bene, i radicali digiunatori che non vedono l'ora di arrivare all'eutanasia (dicono Oltretevere), un inviato della Confindustria, ma è giovane e capirà dopo con chi si è messo, rappresentanti degli artigiani e delle professioni e dulcis in fundo il delegato primo del fantomatico "partito dei giudici" e difensore dei valori a prescindere. Insomma ci sono tutti, ci sono anche i gay, ma questa volta un uomo è stato sostituito da una donna ed era ora, come vuole la vulgata in generale. Per fortuna hanno escluso i vecchi (De Mita, ma hanno recuperato il coetaneo Veronesi) ed i condannati.
Sull'altro fronte sembrano schierati quanti non gradiscono l'ammucchiata di sinistra, ma il cocktail appare anch'esso dolciastro. Tutti hanno chiesto di entrare e di poter contare. I posti in lista, quelli con probabilità di elezione e perciò i primi, sono relativamente pochi e ambitissimi. Il povero, si fa per dire, Berlusconi durante una riunione per stabilire i criteri di nomina e soprattutto le "quote", si sarebbe sentito male. Niente di grave, certo, ma forse aveva assaggiato qualche goccia di quel cocktail che si stava tentando di miscelare al meglio, dopo essere riuscito in precedenza ad allontanare dal bancone del bar con funambolica precisione, la bottiglia avvelenata con l'etichetta di Casini. Il quale, dopo essersi reso conto che Fini, in pratica sarà (quando sarà) il successore di Berlusconi alla guida del Popolo della Libertà, si presenta con una propria lista in aggregazione con altri ex dc. Tutto sempre più complicato, quindi, per il povero elettore che sperava, pur sempre senza farsi tante illusioni, in una più semplificata e chiara situazione politica.