La Corsica, più italiana geograficamente della Sardegna, è francese.
Le distanze dallItalia sono irrilevanti: 50 Km. dallisola dElba ( da Civitavecchia ad Olbia ci sono 230 Km. ) e quindi ci si domanda come unisola abbracciata dal territorio italiano sia sotto la giurisdizione francese.
Non credevo che un problema così lontano dalla mente degli italiani fosse invece vivo sulle pagine di internet con argomentazioni approfondite e culturalmente e storicamente corrette.
Per esemplificare, è emerso un completo disinteressamento da parte dellItalia ad una rivendicazione, sia pur storica, dellappartenenza della Corsica al territorio italiano.
Perché tanto disinteresse da parte dellItalia sul problema còrso?.
I cittadini còrsi, finchè hanno potuto, frequentavano luniversità di Pisa. La Francia per tagliare questo cordone ombelicale che legava i corsi allItalia, decise improvvisamente di non riconoscere più valide le lauree conseguite in quel di Pisa.
Ma come nasce la Corsica francese? L8 marzo 1768 Genova offre alla Francia la sovranità sullisola in cambio di una compensazione monetaria, con la clausola però di un diritto di riscatto, a condizione di rimborsare quanto a suo tempo avuto.
Ma l'oblio italiano sulla Corsica risale ad epoche lontane, fin dalla formazione dellItalia unita gestita dalla monarchia dei Savoia.
Non va dimenticato che questa dinastia aveva radici francesi e questo può in parte spiegare l'accondiscendenza a non affrontare il problema còrso con la Francia.
In Corsica esisteva un forte sentimento di appartenenza naturale allItalia, sia per la posizione geografica sia per la vicinanza linguistica e culturale.
Ma gli sforzi compiuti per costruire la nuova Italia non furono rivolti alle attese della popolazione isolana.
E una distrazione della storia che non ha giustificazioni.
Questa piccola distrazione oggi appare come un delitto politico di enorme gravità.
I moti indipendentistici corsi potrebbero trarre origine proprio dalla rabbia di essere stati dimenticati da tutti: dalla Francia che probabilmente ha annesso la Corsica senza particolare interesse, dallItalia che volutamente ha lasciato al suo destino la gemella della Sardegna.
Cè qualcosa di strano in tutto questo, un silenzio ed un oblio che dura da un secolo e mezzo.
Nel 1859 Napoleone III vietò per sempre luso della lingua italiana in Corsica.
Ma nel momento in cui, pochi anni dopo, la Francia sconfitta a Sedan non aveva più difese, nessuno pensò di fare un viaggio turistico per riappropriarsi della Corsica.
Perché?
Sembra che i corsi attesero vanamente larrivo di Nino Bixio e dei suoi volontari.
Inoltre cè da sottolineare che la storia scritta per le scuole ha sempre ignorato lirredentismo còrso teso alla riunificazione con la patria naturale.
Di seguito segnaliamo lo stralcio di una lettera scritta da un cittadino còrso che ripercorre la sofferta storia della sua patria abbandonata dallItalia: fa certamente riflettere.
Inviamo queste righe a quella che per noi còrsi è stata "Mamma Pisa".
Le vestigia delle nostre strade romane, i ricordi di Mario (attuale Marana), di Silla (attuale Aleria) e di Seneca (la torre omonima in Capo Corso) ci dicono delle nostre radici lontane.
Ma poi, dal '400 al 1000, sei secoli bui, durante i quali la Corsica si trova abbandonata in preda alle continue scorrerie saracene e del tutto priva di un civile governo.
Arriviamo così all'anno 1000 quando il Papa, pur non rinunziando alla propria sovranità, che gli veniva, sembra, dalla donazione di Costantino, delega Pisa alla gestione della Corsica.
Questa rimane pisana per tre secoli, fino cioè alla Meloria, per essere allora sostituita da Genova che vi restò per altri 5 secoli.
I tre secoli di Pisa sono il periodo essenziale della storia della Corsica sotto tutti gli aspetti.
Esaminiamoli:
ETNICO - Al suo arrivo in Corsica Pisa trova una popolazione disastrata di meno di 30.000 abitanti, la cui maggior parte viveva arroccata nell'interno centrale montuoso dell'Isola. Quando Pisa partì la Corsica contava circa 250.000 abitanti... Si può dunque concludere che la Corsica è stata popolata da Pisa. I nomi delle famiglie còrse sono ancora oggi in grandissima parte di ceppo toscano. Si calcola che l'80% della popolazione còrsa sia di sangue toscano, il 5% ligure ed il 15% di origini varie (sarde, calabresi, francesi).
LINGUISTICO - L'idioma còrso, da alcuni considerato lingua vera e propria, da altri dialetto, è quello che Niccolò Tommaseo classificò come il più perfetto dei dialetti italiani. Infatti la parlata còrsa prende radice durante i secoli pisani. A parte una modesta influenza etnica e linguistica genovese, e francese poi, nei secoli più recenti, la stragrande maggioranza dei còrsi parla un dialetto antico di marca pisana, dunque toscano. Ciò è dovuto al fatto che il grande aumento della popolazione fu dovuto ad una continua immigrazione di famiglie toscane (massimamente Pisa, Lucca, Massa Carrara). Per concludere il còrso è una parlata tosco-pisana che si innesta rapidamente su un "volgare" predantesco con parziali antichissime influenze calabro-siciliane.
CULTURALE - Prima dell'arrivo dei francesi (1769) la Corsica ha sempre parlato italiano. Lo sviluppo organizzativo che Pisa dette all'Isola con una divisione in Pievi, oggi dette Cantoni, fu subito accettato dalla popolazione. Tutta l'amministrazione della Corsica fu amata dai còrsi che oggi ricordano il periodo pisano con affetto e simpatia. La sola lingua scritta sia privatamente sia ufficialmente (parroci e notai) è sempre stata l'italiano. Esso era parlato insieme al còrso, il quale dunque si conferma come un dialetto italiano molto ricco in espressioni e vocaboli ma debole grammaticalmente. Fino alla metà dell'800, dico ottocento, i còrsi studiavano all'Università di Pisa. Le Facoltà più frequentate erano Legge e Medicina.
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Per concludere crediamo di poter affermare che la Corsica deve tutto a Pisa. Dopo molti secoli l'impronta pisana non è andata perduta.
Non molti sanno che l'arcivescovo di Pisa è ancor oggi il Primate di Corsica, anche se a Parigi questo non è piaciuto molto!
Pisa fu amata dai còrsi in tempo ormai remoto ma noi la ricordiamo ancor oggi.
Anzi, la ringraziamo.