"Lascio alle mie donne", commedia in due atti di Diego Fabbri, è il seguito ideale de "Il Seduttore". I personaggi sono gli stessi: la moglie, l'amante e la giovane. Renato Severini, personaggio di spicco di una grossa città di provincia, era un famoso avvocato e divideva lo studio legale con l'amico Enrico, notaio, uomo timido e schivo a cui lo stile di vita di Renato creava non poco imbarazzo. Spesso infatti, Renato lo metteva a parte della sua vita, facendo di Enrico un suo complice, ma lui quella complicità non la cercava, anzi non la voleva, visto che la sua vita di scapolo si svolgeva serena e senza scosse. Alla morte di Renato è Enrico che dà lettura del testamento a Virginia, la moglie, e ad Olga l'amante, della cui esistenza Virginia è ignara. Tutto il patrimonio va alle due donne, a patto che si frequentino per un anno, almeno per un'ora al giorno, tutti i giorni anche quando sono malate e cerchino di divenire amiche. Non ci sono possibilità di repliche, altrimenti tutto andrà alle casse del prestigioso, ma da loro odiato, Circolo della Caccia.
Il povero Enrico, nelle vesti del curatore testamentario, dovrà controllare e vigilare che ogni cosa si svolga correttamente e, alla fine dell'anno, assegnare loro l'eredità. Le due donne, all'inizio recalcitranti, non vorrebbero, poi convinte da Enrico accettano la sfida. Virginia e Olga cominciano a vedersi e, spinte dalla curiosità e dal desiderio di scoprire aspetti inediti dell'amato Renato, anche a parlarsi. Ma insieme agli incontri iniziano anche i controlli da parte di Enrico che le sorveglia a distanza, coadiuvato da Gaetano, il giovane di studio. Enrico, senza rendersene conto, comincia ad immedesimarsi nella vita di Renato fino a volerlo sostituire nel cuore delle due donne. Anche Enrico sarà cambiato dalla forza straordinaria dell'amore. Anche per lui, inaspettatamente, sarà vita nuova. Messaggio d'amore, dunque, come in tutto il teatro fabbricano e ancora una volta in chiave brillante.
Con Lello Arena, Angiola Baggi, Sebastiano Trincali per la regia di Nanni Fabbri.