Alle ore 16.30 del 12 dicembre 1969 una bomba esplose nella filiale milanese della Banca Nazionale dell'Agricoltura, ubicata a piazza Fontana, subito alle spalle del Duomo.
Ancora oggi la magistratura, dopo una serie di processi in vari luoghi d'Italia, non ha stabilito definitivamente chi furono gli autori di quel gesto criminale.
Per il trentacinquesimo anniversario della strage (14 morti sul colpo, due nei giorni successivi, uno anni dopo per i postumi, nonché 84 feriti) le pagine dei giornali ospiteranno lunghe e dettagliate ricostruzioni, sia dell'evento che dell'interminabile iter giudiziario, condito di colpi di scena e cambi di imputati.
Noi qui vogliamo semplicemente ricordare che quel giorno finì unItalia, quella spensierata degli anni Sessanta, quella del Miracolo economico e della Seicento (quasi) per tutti, in cui le (poche) manifestazioni si avevano per la guerra del Viet-Nam, un posto di cui tantissimi italiani ignoravano lesatta ubicazione geografica.
Cerano già stati, prima di quel 12 dicembre, il maggio francese e la battaglia di Valle Giulia, ma erano avvenimenti che non toccavano i cittadini comuni, giovani compresi, più interessati alle classifiche della trasmissione radiofonica Hit parade che ai notiziari politici.
Quel 12 dicembre cambiò tutto.
Il Paese che si era diviso tra juventini ed antijuventini, melodici e urlatori, tailleur e blue jeans scomparve definitivamente.
Al suo posto nacque una Nazione divisa, di profondi rancori, con telegiornali che sembravano bollettini di guerra, accese discussioni tra piste rosse e piste nere, contestazioni in tutti gli ambienti, cambiamenti repentini in istituzioni che andavano avanti da decenni, se non da secoli come lUniversità, su binari che sembravano immutabili.
Per anni, dopo quel 12 dicembre, non ci fu quasi più allegria e le divisioni si ebbero anche allinterno di tranquille famiglie dove padri moderatamente di sinistra si trovarono a litigare con figli capelloni e rivoluzionari.
Le minigonne che dalla Londra di Mary Quant erano sbarcate in Italia con notevole ritardo e frequenti arrabbiature genitoriali scomparvero quasi subito per far posto ai gonnelloni etnici e ai lunghissimi cappottoni alla guardia rossa.
Tante ragazze, sullonda del movimento femminista, sicuramente equivocandone i valori, tralasciavano di truccarsi e, le più radicali, anche di depilarsi (per rivedere in giro le minigonne bisognerà attendere gli anni Ottanta della Milano da bere).
Ma gli anni scaturiti da quel 12 dicembre non furono diversi solo per cose futili come il vestire o le canzoni dei cantautori impegnati che soppiantarono Sanremo.
Furono anni di stragi, con centinaia di morti sui treni, a Brescia, a Bologna; anni di rapimenti, come quello di Aldo Moro; anni di sparatorie nelle strade (si calcola che i morti furono molti più di cento); anni di violenti scontri di piazza tra giovani rossi e neri o contro le forze dellordine.
Furono anni in cui tanti ragazzi che avevano iniziato a far politica per allegria e per giovanile ardore si ritrovarono terroristi, compromettendo irrimediabilmente il proprio futuro (per le loro vittime futuro non ci fu).
Tutto iniziò quel 12 dicembre 1969.