torna a "LaFolla.it" torna alla home page dell'archivio contattaci
cerca nell'archivio




ricerca avanzata


Google



contattaci

ingrandisci o rimpicciolisci il carattere del testo

storia
l'erede del barbiere di Sicilia
di Alessandro Dell'Aira

"Io l'ho servita." "Favorito, grazie!". I barbieri di una volta, rifinito il cliente, gli sfilavano dal colletto la tovaglia con mossa fulminea, tipo veronica dei toreri. A quel botta e risposta seguiva l'omaggio di un calendarietto tascabile, profumato di lavanda, con il cordoncino di velluto che pendeva dalla bustina di carta di riso. Non sappiamo se i barbieri italiani trapiantati in Brasile vi avessero introdotto quel rito melodrammatico. Non lo sappiamo con certezza, però ci piace credere di sì, prima di raccontare la storia a lieto fine di un barbiere di Sicilia e del suo giovane erede.

C'era una volta a Tietê, non lontano da San Paolo del Brasile, un barbiere oriundo di Caltanissetta, nella Sicilia profonda. Si chiamava Miguel ed era emigrato all'età di undici anni. Suo padre Rosario, di professione sacrestano nella chiesa di San Michele Arcangelo, forse s'era inguaiato con la politica ai tempi dei Fasci siciliani e del primo socialismo. Oppure no, e per altre ragioni aveva deciso di andarsene dalla Sicilia, portandosi dietro la famiglia. A quei tempi il futuro delle famiglie lo decidevano i capifamiglia. Così, un bel giorno del 1895, Rosario Guarneri, sua moglie Rosa e i due figli Rosario e Michele presero il primo treno per Palermo. A Palermo s'imbarcarono sul vapore postale per Napoli, che partiva alle cinque del pomeriggio. Il giorno dopo, nel porto di Napoli, li attendeva il transatlantico per il Brasile.

Negli uffici del porto di Santos, la famiglia Guarneri fu registrata come Guarnieri. Un errore che non le dispiacque. Non erano più omonimi del grande liutaio di Cremona, ma il loro cognome s'era ingentilito e suonava a cognome di continente (per i sardi e i siciliani, il mondo si divide in Sardegna, Sicilia e Continente). Rosario e Rosa restarono tali e quali, Michele invece divenne Miguel. Miguel Guarnieri, che sciccheria. Poco dopo il ragazzo s'impiegò come manovale e gli vennero i calli alle mani. Ma siccome gli piaceva la musica, suo padre lo mise a fare il barbiere con il figlio maggiore. Miguel, con le mani curate e l'aria da fine dicitore, divenne il più bel barbiere di Tietê. Lavorava all'antica, s'intendeva di opera lirica e s'arrangiava a suonare molti strumenti. Un giorno buttò l'occhio su una ragazza di aspetto normale e di antica famiglia locale, che sapeva suonare bene il pianoforte. Era Géssia de Arruda Camargo Penteado, una brasiliana perfetta: nelle sue vene scorreva sangue iberico, indio e africano. Inoltre, i cognomi Camargo e Guarnieri stavano bene insieme. Così la pensavano i ragazzi, così la pensavano i Guarnieri, ma così non la pensavano i de Arruda Camargo Penteado. Alla fine vinse l'amore e i Camargo si arresero.

Miguel e Géssia ebbero dieci figli. I quattro maschi li chiamarono, nell'ordine, Mozart, Rossine, Belline (con e finale pronunciata i), e l'ultimo Verdi, che morì all'età di due anni. Il primogenito Mozart fece onore al suo nome di battesimo, anche quando, da musicista affermato nel mondo, decise di non usarlo più, in segno di rispetto per Wolfgang Amadeus. Pensando a Mozart, Miguel si affannava in bottega. "Io l'ho servita". "Favorito, grazie!". Regalava il calendarietto al cliente, e la mancia la investiva nelle lezioni di solfeggio. Il ragazzo sapeva già comporre, cresceva e sbirciava le amichette delle sorelle. Una di quelle mocciose gli ispirò "Sonho de Artista", un valzer lento che per Mozart tredicenne fu come il primo amore, che non si dimentica. Il padre, fiero, s'indebitò per farlo pubblicare dalla Casa Mignon di San Paolo. Era il 1920. Sonho de Artista fu la prima opera a stampa di Mozart Camargo Guarnieri, con tanto di dedica al suo professore di piano, il signor Virgínio Dias di Tietê. Un esemplare di Sonho de Artista oggi fa parte del fondo Camargo Guarneri dell'Instituto de Estudos Brasileiros di San Paolo, ma nessuno finora lo ha eseguito o riprodotto perché il Maestro, scomparso nel 1993, ha disposto per testamento che non si può, come per tutto quello che ha scritto e pubblicato prima del 1928.

Miguel Guarnieri, con Mozart per mano, si presentò a casa del professor Virgínio per fargli una sorpresa. Ufficialmente era lì per l'onorario. Virgínio aveva fama di essere imprevedibile, e dunque era prevedibilissimo nelle sue reazioni ispirate al sentimento del contrario. Non frequentava la barberia di Miguel. Non amava i calendarietti. I profumi gli davano ai nervi. Non gradiva gli omaggi né gradiva ricambiarli, neppure a parole, gli bastava l'onorario. Così, quando Miguel in salotto tirò fuori lo spartito di Sonho de Artista, valzer lento, e glielo porse in modo che si vedesse bene che l'autore era Mozart Camargo Guarnieri e che il pezzo era dedicato al professor Virgínio Dias, il nominato prese fuoco come una torcia. Rosso in viso, aprì lo spartito, dette un'occhiata rapida e lo richiuse, serrando le palpebre per rendere meglio l'idea. Riaprì gli occhi tenendoli sbarrati e fissò Miguel, dritto nei peli dei baffi a manubrio. Voleva farlo imbestialire. Poi, come se solfeggiasse, dopo una pausa di quelle che nel pentagramma hanno il segno di corona, disse: "Chi vi ha autorizzato a dedicarmi questa porcheria? Questo Sonho de Artista è una porcheria. Non c'è niente da fare, Miguel. Il vostro Mozart, più che barbiere non può diventare".

Miguel Guarnieri si ricordò di colpo che era nato Michele Guarneri. Prese Virgínio per il bavero e gliene disse di tutti i colori, in tutti i toni. Il meglio e il più glielò urlò in dialetto, quello della sua terra. Prese la porta e senza una parola tornò a casa tirandosi dietro Mozart e il suo valzer lento. La sfida con il professor Virgínio Dias era solo all'inizio.

Due anni dopo la famiglia Guarnieri si trasferì da Tietê a San Paolo. Miguel moltiplicò gli sforzi. "Io l'ho servita". "Favorito, grazie!". Géssia si arrangiava in casa con qualche lavoretto, Mozart studiava da compositore con maestri di rango e aiutava la famiglia facendo il lettore di partiture nei negozi di musica. E siccome non bastava, padre e figlio accompagnavano i film muti nei cinematografi. I film di allora duravano meno di un taglio di capelli. Miguel, pizzicando le corde del contrabbasso come fossero guance da radere, lottava con il sonno, mentre Mozart al piano faceva volare le mani sui tasti. Teneva d'occhio il padre, la gente in sala, lo schermo, improvvisava, sognava e imparava a intrecciare le immagini con le note, i sentimenti altrui con la propria vena artistica.

La sfida di Miguel era quasi vinta. La bella aurora di Camargo Guarnieri, il più grande compositore brasiliano dopo Villa-Lobos, era già cominciata.

Commenta Manda quest'articolo ad un amico Versione
stampabile
Torna a LaFolla.it