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cronache
il negro nell'ombra

La leggenda racconta che Alessandro Dumas, passeggiando per le strade di Parigi, abbia incontrato il figlio, anch'egli scrittore. Il padre chiede al figlio un parere sul suo ultimo romanzo. Il figlio risponde di sì, ma pone la stessa domanda al padre.

Il fatto è che di tutti gli scrittori che hanno raggiunto una certa fama si diceva che il popolare scrittore francese, autore tra l'altro dei "Tre moschettieri" e de "Il conte di Montecristo", ricorresse sovente all'aiuto di "negri" per scrivere parti delle sue stesse opere.

Fra i collaboratori si suole citare Auguste Maquet, ispiratore delle avventure dei moschettieri, e un giovane Jules Verne, agli inizi della carriera. A parziale giustificazione, pare che tuttavia Dumas padre leggesse e intervenisse su tutto ciò che firmava.

La linea di demarcazione fra "negro" e collaboratore era diffusa oltreché sfumata.

Il caso di Dumas è significativo per la sua prolificità, ma il fenomeno non si chiude qui.

Si tratta di un mondo occulto, di cui si conosce e si parla ben poco, ma di cui soprattutto si sa che esiste. Per molti è difficile accettare che uno scrittore possa sfornare due o più romanzi in un anno. Ma forse questa realtà esiste da sempre, da quando l'umanità ha inventato la scrittura.

Lo stesso Borges soleva dire che Omero, più che un poeta, era un laboratorio di poesia. Si tratta forse di distinguere fra autori "espliciti" e "impliciti". L'Iliade e l'Odissea rappresentano la sintesi di molteplici narrazioni orali che si tramandavano e si raccontavano di città in città. In realtà il significato di autore era, nell'antichità, ben diverso da quello che ha assunto oggi.; così come la differenza che si deve cogliere, riferendosi agli antichi, fra autori e inventori.

Non è un mistero che, soprattutto, nella Roma della decadenza, i letterati si facessero aiutare da schiavi colti per redigere le propie opere.

Aldilà di questi precedenti, la pratica di avvalersi di "negri" si affermò forse quando anche l'editoria diventò un'industria vera e propria e il libro una merce a tutti gli effetti. La necessità di rispettare i tempi di consegna dei manoscritti per la stampa, di immettere sul mercato libri per accontentare il pubblico, imponeva una sforzo di ideazione molto forte all'autore, che non poteva permettersi il lusso di avere momenti di crisi o di esaurimento della vena creativa.

La collaborazione di altre mani poteva essere quindi funzionale a necessità contingenti e saltuarie.

Esiste però un altro aspetto. Personaggi celebri privi di qualsiasi talento per la scrittura ma fortemente ansiosi di raccontare la propria vita o di esprimersi su i temi più vari ricorrono inevitabilmente ad uno scrittore e si avvalgono della sua abilità.

La letteratura non risentirà di queste pratiche, una buona opera resterà sempre una buona opera indipendentemente da chi l'abbia scritta. Non si tratta di accrescere o meno il prestigio di qualcuno. E' una semplice prestazione d'opera, così come tante altre, nei campi più disparati. E le caratteristiche del "negro" sono state ben rappresentate dallo scrittore spagnolo Fernàndez y Gonzàles, autore di romanzi d'appendice del 1800, che ammetteva candidamente di ricorrere ai "negri": non doveva essere né troppo bravo, perché non sarebbe rimasto soddisfatto del pagamento, né troppo scadente, perché non avrebbe meritato alcuna pena.

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